A tre giorni dall’incontro del presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru con il premier Paolo Gentiloni, fissato per il 9 novembre a Palazzo Chigi, si accende il dibattito politico attorno alla richiesta della Sardegna sugli accantonamenti e, più in generale, sulla vertenza Stato-Regione. Il presidente del Partito dei Sardi, Paolo Maninchedda, sul suo blog incalza il governatore sardo, sostenendo che ormai la legislatura nazionale è agli sgoccioli e si è ad un passo dallo scioglimento delle Camere.

“Il Governo italiano è in campagna elettorale – osserva – Chiude le partite strategiche e poi chiude bottega. Fare accordi con questo Governo è velleitario. Bisogna ottenere atti possibili e lasciar perdere le piattaforme programmatiche complesse. Le occasioni per ottenere risultati utili sono due – evidenzia – la legge finanziaria in discussione in questi giorni in Parlamento e il decreto Milleproroghe a fine anno. Fine”.

Che cosa ottenere? “Primo: il ritiro del ricorso presentato sulla legge regionale sull’Agenzia delle Entrate Sarda – ipotizza – Secondo: l’apertura della procedura di riconoscimento delle condizioni di svantaggio insulare della Sardegna da parte dell’Ue alla luce del dossier presentato da Pigliaru a Renzi nel maggio 2015 (e bellamente ignorato). Terzo: i poteri straordinari per mettere a posto La Maddalena. Quarto – conclude – la bonifica dei poligoni”. L’ex governatore e coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, va invece all’attacco di Pigliaru.

“E’ ancora ignota la linea della Giunta regionale, nonostante avesse giurato e spergiurato che prima di stringere accordi avrebbe preventivamente informato il Consiglio e i sardi . tuona – Se l’atteggiamento dovesse essere lo stesso visto in questi 3 anni e mezzo ovvero quello della bandiera bianca alzata e della resa incondizionata, non potremmo far altro che confermare un netto dissenso rispetto agli ‘inchini’ del presidente della Regione”.