Ho sottoscritto la richiesta di referendum che impegna la Regione sarda ad intraprendere ogni necessaria iniziativa istituzionale perché la condizione oggettiva di svantaggio della Sardegna, derivante dallo stato di insularità, sia finalmente riconosciuta dalla Costituzione Repubblicana e possa essere considerata – attraverso un sistema adeguato di poteri autonomi e un coerente regime di aiuti – nel trattato dell’Unione Europea. Questo per dare piena attuazione ai principi di eguaglianza contenuti nella nostra Carta fondamentale e per rafforzare le ragioni che con legge costituzionale hanno dato vita allo Statuto Speciale.

E’ una iniziativa importante che mira a rimuovere le resistenze che impediscono – ancora oggi – di fare della “Questione sarda” l’oggetto principale di una nuova stagione di partecipazione del nostro popolo alla costruzione del proprio futuro.

Si aggiunge ad altre iniziative già promosse in modo condiviso, oltre ogni differenza politico-ideologica; come le mozioni, approvate all’unanimità dall’intero Parlamento, che abbiamo avuto l’onore di presentare come primi firmatari, in Senato e alla Camera dei Deputati, Roberto Capelli ed io. Come l’articolo 4 della legge di stabilità 2017 della Regione, approvato su emendamento consiliare, il quale stabilisce che “la Giunta regionale, entro quattro mesi dall’entrata in vigore della predetta legge, predisponga il necessario documento esplicativo per la definizione, nel rispetto delle vigenti procedure, delle necessarie modifiche ed integrazioni al trattato di adesione dell’Italia all’Unione europea, da proporre allo Stato, previa approvazione del Consiglio regionale, perché alla Sardegna sia riconosciuto in ambito europeo lo status di regione insulare ed i connessi regimi derogati di aiuto previsti per le regioni ultra periferiche, finalizzati anche alla realizzazione di un sistema effettivo di continuità territoriale per l’integrazione con le reti nazionali ed europee dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti”.

Il “Referendum” costituisce una occasione ineludibile perché l’intera nostra comunità si esprima direttamente su aspetti della vita istituzionale, sociale ed economica della società sarda, che condizionano concretamente la vita quotidiana di ciascuna persona che viva e lavori in Sardegna. E’ una battaglia per tutti noi, per i nostri giovani, per il nostro futuro.

Per questo non dobbiamo avere nessuna preoccupazione. Oggi che si ricorda i tanti figli di Sardegna che hanno sacrificato o che hanno impegnato e impegnano la propria vita difendendo il diritto alla pace in Italia e in Europa, e oltre i confini continentali, svolgendo con grande senso del dovere il proprio servizio nelle Forze Armate, dobbiamo ricordare, a partire da noi, che il diritto ad essere uguali tra uguali passa attraverso il riconoscimento e il rispetto delle differenze.

Per questo ho firmato, chiedendo alla Giunta regionale di dismettere i propri atteggiamenti isolazionisti, che l’hanno portata a non avere rapporti costanti sul piano istituzionale con chi rappresenta, oltre le differenze di partito, i sardi in Sardegna o nel Parlamento nazionale od Europeo, e di impegnarsi sin d’ora per un nuovo processo di unità per i grandi obiettivi di rinascita e per il bene comune della nostra terra.

Luciano Uras – Senatore Repubblica italiana