E’ scontro a distanza tra il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, e il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, in tema di intercettazioni in vista della riforma aperta con il decreto legislativo approvato dal Governo.

Il tema è delicato, perché si è sempre di più assottigliata la linea di demarcazione tra quelli che vengono definiti abusi e il diritto all’informazione dei cittadini attraverso la diffusione delle trascrizioni da parte degli organi di stampa. Così quando Soro ha spiegato, a margine di un convegno sulla privacy a Cagliari, che “l’istituto dell’intercettazione non è stato pensato per i giornalisti, ma per il magistrato inquirente” e che “c’è stato un abuso per cui adesso anche una modesta misura di cautela viene interpretata come un bavaglio, è un’enorme sciocchezza”, il sindacato dei giornalisti è andato su tutte le furie.

“E’ singolare che il presidente dell’Autorità definisca sciocchezze quelli che in realtà sono principi più volte stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in tema di pubblicazione di notizie coperte da segreto – ha osservato Lorusso – Evidentemente non ha mai letto una sentenza della Corte di Strasburgo”. E proprio la Fnsi, insieme all’Ordine nazionale dei giornalisti, scenderà in piazza Montecitorio a Roma, il 22 novembre, per richiamare l’attenzione “sulla necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati”. A smussare le polemiche non è servita neanche la precisazione di Soro sul fatto che “i giornalisti hanno il diritto di pubblicare tutto quello di cui vengono a conoscenza”.

“Il Garante della privacy – ha attaccato Lorusso – dimentica che se il giornalista viene a conoscenza di una notizia di interesse generale contenuta in atti giudiziari coperti da segreto è tenuto a pubblicarla, perché non è compito del giornalista mantenere il segreto sulle notizie”. Nella sua replica Soro spiega che il suo apprezzamento era rivolto “alle misure di cautela introdotte dal decreto per limitare l’ingresso, nel fascicolo processuale, di conversazioni ritenute irrilevanti, in particolare se contenenti dati sensibili”. E ribadisce che “il criterio cui deve attenersi il giornalista resterà dunque, anche dopo il decreto, quello dell’interesse pubblico della notizia e dell’essenzialità dell’informazione, nel rispetto della dignità della persona”. Durante il convegno sul nuovo Regolamento europeo per la privacy che diverrà norma sovraordinata in tutti gli Stati comunitari, Soro non poteva non tornare sul tema del Dna della popolazione sarda dell’Ogliastra, al centro di un’inchiesta della magistratura per un’ipotesi di furto: “Fino a quando non verrà offerta la possibilità di essere informati e di confermare o meno il consenso, o di revocarlo se lo ritengono, io mi auguro che nessuno revochi il consenso perché si sono create le condizioni che consentono non solo di continuare ma anche di implementare quella ricerca, ma dentro la legge e non fuori dalla legge”.