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“La doppia preferenza di genere non è un obbligo, non vincola l’elettore, è solo un’ulteriore opportunità”.

Alla vigilia dell’esame in Aula dello stralcio su cui pende l’incognita del voto segreto, la capogruppo del Misto, Anna Maria Busia, intende “superare alcuni equivoci che, volutamente o meno – spiega – hanno condizionato il dibattito fin dalle origini”. “Chi va a votare può continuare ad esprimere una sola preferenza, oppure, se ritiene, può indicare una seconda preferenza che deve essere di genere diverso rispetto alla prima”, sottolinea la consigliera del Campo Progressista. D’altra parte, aggiunge, “sul punto è stata chiarissima la Corte Costituzionale quando nel 2010 si pronunciò a seguito di impugnazione della legge elettorale campana che per la prima volta introdusse il sistema”.

Uno strumento che, “lo dicono i giudici, non è in alcun modo idoneo ad alterare il risultato elettorale – ribadisce Busia – se viene utilizzato porta sicuramente ad un riequilibrio della composizione del Consiglio regionale, ma se non viene utilizzata (essendo meramente facoltativa) può permanere lo stesso squilibrio”. Quindi, sostiene la consigliera, “i diritti fondamentali dell’elettorato rimangono inalterati, nessun privilegio, nessun vantaggio, nessuna riserva indiana, come impropriamente viene sostenuto da qualcuno”.

E allora, si chiede Busia, “perché tanta ostilità?”. Solo per un motivo: “Il naturale istinto di sopravvivenza di chi cerca di preservare il proprio ruolo e non è disponibile ad essere estromesso”, chiarisce l’esponente di Cp.