Malgrado l’ondata di maltempo, in diverse località di Gaza e della Cisgiordania sono stati organizzati oggi cortei di protesta contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele. L’agenzia di stampa palestinese Wafa precisa che a Gaza migliaia di persone si sono raccolte nella piazza del milite ignoto dove hanno scandito slogan ostili agli Stati Uniti. Sul web sono comparse immagini di bandiere americane date alle fiamme.

Intanto, in una lettera inviata al presidente Usa i leader cristiani di Gerusalemme si dicono “certi” che i passi che Trump si accinge a intraprendere “aumenteranno l’odio, il conflitto, la violenza e le sofferenze a Gerusalemme e in Terra Santa”.

“Il mio pensiero va ora a Gerusalemme. Al riguardo, non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni e, nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite”. Così il Papa in udienza generale, invitando a “saggezza e prudenza, per evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti”.

“Gerusalemme – ha detto il Pontefice nel suo appello – è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i Luoghi Santi delle rispettive religioni, ed ha una vocazione speciale alla pace”. “Prego il Signore – ha concluso Francesco – che tale identità sia preservata e rafforzata a beneficio della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero e che prevalgano saggezza e prudenza, per evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti”.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invitato i 57 Paesi membri dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) a riunirsi tra una settimana (il 13 dicembre) a Istanbul per un summit straordinario sull’attesa decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Lo ha reso noto il suo portavoce, Ibrahim Kalin, spiegando che Erdogan ha avuto in queste ore contatti telefonici in merito con il suo omologo palestinese Abu Mazen e i leader di Iran, Arabia Saudita, Qatar, Tunisia, Pakistan, Indonesia e Malesia.

May, per Gb deve essere capitale condivisa – La posizione britannica su Gerusalemme non cambia”: lo status della Città Santa può essere definito solo “attraverso un accordo negoziato fra israeliani e palestinesi” e “in ultima analisi deve diventare capitale condivisa dello Stato d’Israele e d’uno Stato palestinese”. Così la premier Tory, Theresa May, rispondendo oggi ai Comuni a una domanda di un deputato laburista critica sulla decisione del presidente Usa, Donald Trump, su Gerusalemme. May ha peraltro precisato che Trump non ha parlato con lei di tale decisione.

Il presidente Donald Trump nelle prossime ore riconoscerà Gerusalemme quale capitale di Israele e darà indicazione al Dipartimento di Stato di avviare l’iter per il trasferimento della ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.

L’ambasciata americana in Israele non sarà spostata a Gerusalemme prima di sei mesi. Lo riportano fonti dell’amministrazione Usa, sottolineando come Donald Trump firmerà una proroga che lascerà la rappresentanza diplomatica almeno per un altro semestre a Tel Aviv.

Donald Trump ha informato il presidente palestinese Abu Mazen “della sua intenzione di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme”. Lo scrive la Wafa riferendo della telefonata tra i due. Abu Mazen ha ammonito Trump “dei pericoli di una tale decisione sul processo di pace, sulla sicurezza e la stabilità nella regione e nel mondo”.

Sulla questione dello spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, il presidente Donald Trump “è stato chiaro sin dall’inizio, non è questione di se, ma di quando”, aveva fatto sapere il vice portavoce della Casa Bianca, Hogan Gidley, aggiungendo che “una decisione” verrà resa nota “nei prossimi giorni”.  Quest’ultima potrebbe rappresentare un atto di riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico.

Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Stati Uniti dovrebbe essere annunciato dal presidente americano Donald Trump nella giornata di domani, mercoledì 6 dicembre. Lo riporta il New York Times. Invece secondo la Cnn, che cita fonti dell’amministrazione Usa, la decisione potrebbe slittare. A provocare un rinvio rispetto ai tempi previsti sarebbe la discussione apertasi all’interno della Casa Bianca in seguito allepressioni degli alleati, dalle cancellerie europee a quelle dei paesi arabi. In particolare si starebbe valutando come controbilanciare la decisione tenendo conto anche delle istanze dei palestinesi.

Le reazioni. I palestinesi hanno annunciato “3 giorni di collera” da mercoledì a venerdì per protesta contro la volontà di Donald Trump di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Tutte le fazioni palestinesi hanno condannato Trump definendo la sua politica “un ricatto”. “Chiamiamo tutto il nostro popolo in Israele e nel mondo – hanno detto – a raccogliersi nei centri delle città e di fronte alle ambasciate e consolati israeliani con l’obiettivo di portare la generale rabbia popolare”.

Papa Francesco e il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) si sono parlati oggi al telefono sulla questione relativa all’annunciato spostamento dell’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Lo conferma all’ANSA il portavoce della Santa Sede, Greg Burke, specificando che la conversazione è avvenuta “per iniziativa di Abbas”.

“Il mio pensiero va ora a Gerusalemme. Al riguardo, non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni e, nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite”, ha poi detto il Papa in udienza generale, invitando a “saggezza e prudenza, per evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti”.