Gli acquaioli del Consorzio di Bonifica dell’Oristanese non perderanno il lavoro, ma fra qualche tempo a scovare i furbetti che irrigano i loro terreni senza pagare un solo euro per l’acqua distribuita dall’ente consortile ci penserà il satellite. Il progetto, ancora in fase di sperimentazione, è stato svelato dal commissario dell’ente Andrea Abis nel corso della presentazione agli associati del rendiconto sociale 2017. Gli accertamenti eseguiti dagli acquaioli, ha spiegato, hanno permesso di scoprire che nel 2016 erano stati irrigati con l’acqua del Consorzio colture che si estendevano su una superficie complessiva di ben 327 ettari, scesi a 255 nel 2017.
Grazie ai rilevamenti satellitari, il dato potrebbe subire una forte impennata. La sperimentazione in corso, in collaborazione con l’Università di Cagliari e il Politecnico di Torino, permette infatti controlli ripetuti settimanalmente, che di fatto consentiranno di individuare in tempo reale tutti i terreni irrigati abusivamente e contemporaneamente, con la sovrapposizione delle foto satellitari alle mappe catastali, anche nome e cognome degli evasori. Quello che si riuscirà a recuperare col nuovo sistema antievasione non basterà però a sanare i disastrati conti del Consorzio. A scongiurare il rischio del fallimento, ha confermato il commissario Abis, ci ha già pensato la Regione con la legge 31/2016, che spalmerà le perdite milionarie su un arco di 30 anni.
E in ogni caso, più dell’evasione a compromettere i conti dell’ente è stata soprattutto la gestione allegra del passato in materia di riscossione dei tributi consortili. All’appello mancano ben 4,36 milioni di euro che nessuno si è preoccupato di riscuotere nel triennio 2006-2008 e che corrispondono a poco meno di un terzo dell’indebitamento medio annuale nei confronti della banca tesoriera alla quale ogni anno il Consorzio paga circa un milione e mezzo di euro di interessi passivi.
