Tra novembre e dicembre nel sud-Sardegna, all’interno del parco di Gutturumannu, si sono svolti i campi antibracconaggio Lav e CABS. Tale attività ha portato all’individuazione di tre sentieri per uccellagione con la rimozione di circa 500 trappole . Ritrovate anche 5 reti nascoste, pronte ad essere utilizzate a Capoterra.

Scarse le tracce di attività illegali trovate nelle aree solitamente utilizzate dagli uccellatori. La prolungata siccità su tutta l’isola, infatti, ha evidentemente indotto i tordi a proseguire verso l’Africa per l’assoluta mancanza di cibo in un’area di tradizionale svernamento.
Rimossi anche un centinaio di lacci d’acciaio per la cattura di cinghiali e cervi nel territorio di Uta in una zona poco distante da una individuata lo scorso anno.

Anche in questo caso l’area si presentava come un campo di agonia con corpi di cervi e cinghiali in decomposizione ancora appesi ai fatali cappi. Trappole micidiali che straziano ed infliggono lunghe agonie agli animali (cinghiali, cervi, volpi, cani, gatti selvatici).
Una volpe catturata da poco tempo non ha avuto scampo e nulla abbiamo potuto fare se non documentare con un video. Un bracconiere è stato identificato e denunciato. Il bracconaggio di ungulati non sembra conoscere flessione.

Lontano dagli occhi nel verde dei boschi in Sardegna ogni anno, migliaia di animali muoiono con atroci sofferenze inflitte dai bracconieri con i loro strumenti di morte: laccetti in nylon, reti, tagliole, cavi d’acciaio ed a volte persino tubi fucile, bocconi esplodenti e bocconi avvelenati.
La LAV chiede controlli ed interventi decisi e l’applicazione del reato di maltrattamento/uccisione di animale per i responsabili oltre al furto ai danni dello stato di fauna selvatica.
Si invitano i cittadini del cagliaritano, considerato anche l’acutizzarsi dell’offerta nelle feste natalizie, a non sostenere queste attività con l’acquisto e prendere consapevolezza dell’atrocità e la sofferenza che stanno dietro ad un piatto di “grive” o ad un prosciutto di cinghiale.