Si va verso la conclusione di un 2017 ricco di eventi. Forse le cose sono andate diversamente da come molti immaginavano dodici mesi fa, ma di certo il quadro nell’ultimo anno è decisamente cambiato. E, a testimoniare questi cambiamenti, ci sono proprio i sondaggi.

Nel corso di quest’anno abbiamo raccolto e catalogato, per calcolare la nostra Supermedia, ben 212 sondaggi nazionali. In media, quasi 18 al mese, e circa 4 ogni settimana. E la loro storia, ricostruita attraverso l’andamento delle nostre Supermedie settimanali, ci consente di “leggere” meglio gli avvenimenti politici di questo 2017.

Cosa dicono i sondaggi questa settimana

Cominciamo dall’ultimo dato: la Supermedia di questa settimana – che prende in considerazione le rilevazioni di 8 diversi istituti, effettuate negli ultimi 15 giorni – non si discosta molto da quella della settimana precedente (anche perché nei giorni delle feste natalizie i sondaggisti si sono presi una pausa). Più che con i dati visti la settimana scorsa o con quelli di un mese fa, è interessante fare un confronto con i valori di inizio anno, per fare prima di tutto il punto, un bilancio “secco” di vincitori e sconfitti del 2017.

La prima cosa che salta agli occhi è il consistente calo del Partito Democratico, che perde quasi 7 punti (per la precisione 6,8) rispetto a inizio gennaio. Un vero e proprio crollo, che si è accompagnato a quello degli alleati di governo di Alternativa Popolare (recentemente dissoltasi dopo il ritiro di Alfano) ridotti a un terzo del loro consenso iniziale (da 3,6 per cento a 1,2). Non sorprende quindi che l’area di governo (corrispondente all’odierna coalizione di centrosinistra) si sia sensibilmente ridotta, passando dal 34,5 al 27,9 per cento.

Dove sono andati questi voti? Essenzialmente in due direzioni: da un lato, verso Forza Italia, che chiude il 2017 con il miglior dato annuale, un 15,8% che vuol dire oltre 3 punti in più rispetto a inizio anno, un aumento avvenuto non a scapito degli alleati di centrodestra (Lega e Fratelli d’Italia) bensì contestualmente a una loro crescita, seppur più contenuta; dall’altro verso sinistra, con la scissione dei bersaniani che prima hanno formato Articolo 1 – MDP e poi si sono uniti a Sinistra Italiana e ad altre formazioni nel nuovo soggetto guidato da Pietro Grasso, Liberi e Uguali: se a inizio anno SI stentava a raggiungere il 3 per cento, oggi LeU vale quasi il 7, più del doppio. Sostanzialmente fermo è rimasto invece il Movimento 5 stelle, partito intorno al 28,2% e arrivato a fine anno con un saldo leggermente negativo (meno 0,7 per cento).

 

Fonte Agi