Nel quadro dell’odierno neo-colonialismo occultato e incensato come “interventismo umanitario” deve essere letta, tra l’altro, la normalizzazione euro-atlantica delle aree dell’ex Unione Sovietica, nel frattempo sprofondata nell’abisso post-1989. L’espansione della NATO a Est avvenne per il tramite dell’adesione all’Alleanza atlantica, instrumentum privilegiato dell’imperialismo geopolitico alla mercè degli interessi del capitalismo finanziario della monarchia a stelle e strisce, da parte delle repubbliche ex-sovietiche di Georgia e Ucraina, successivo a quello del 2004 dell’Estonia, della Lettonia e della Lituania. L’obiettivo era chiaramente la rioccupazione dello spazio geopolitico post-sovietico, includendo nell’alleanza atlantica la Moldavia, la Georgia e l’Ucraina e sottraendo territori e influenza alla Russia visibilmente depotenziata dopo il 1989.

Mediante le “rivoluzioni colorate” – la nuova forma del golpe postmoderno –, vengono metodicamente rovesciati i governi non allineati e non ancora retti dalla norma della free market democracy: in seconda battuta, vengono depredati mediante speculatori d’ogni sorta presentati sotto la categoria – nobilitante quanto fuorviante – di “investitori stranieri”. Fu, tra l’altro, il caso della Serbia post-1999, grazie all rivoluzione colorata gestita dal gruppo Otpor(“resistenza”), la SRL della rivoluzione, scuola del golpe postmoderno a beneficio del nuovo ordine mondiale composta da ammiragli del mondialismo, da alfieri della modernizzazione capitalistica e da araldi del liberalismo cosmopolitico a open mind e open society illimitate, foraggiati a flusso continuo della finanza internazionale e appoggiati ideologicamente a reti unificate dal circo mediatico e dal clero postmoderno (MTV in prima fila).

A uno sguardo non addomesticato, questi processi risultano fintamente organizzati dalle piazze e realmente gestiti dai centri della finanza delocalizzata. È risaputo che il dominus del capitale no border, Soros, finanzia “corsi di rivolta” e di addestramento per giovani manipolati e rieducati al mondialismo, pronti a rovesciare governi non allineati in modo da favorirne l’ingresso entro i perimetri sempre più estesi del nuovo ordine imperiale.

Fu quanto avvenne, ad esempio, con la “rivoluzione delle rose” in Georgia nel 2003, per il tramite di un regime changeanti-russo e filo-atlantista. Fu, ancora, quanto si verificò con le cosiddette “primavere arabe”, il cui obiettivo corrispondeva alla dissoluzione dei nazionalismi arabi e all’occidentalizzazione dei Paesi con politica e immaginario non ancora integralmente saturati dalla forma merce. L’abbattimento dei governi legittimi (emblematico fu il cado della Libia di Gheddafi) costituiva la tappa necessaria per la ricolonizzazione del Paese e per la creazione di spazi di anarchia favorevoli alla proliferazione del saccheggio delle risorse locali da parte dei poteri speculativi e dai signori apolidi del mondialismo e del big business deregolamentato.

Diego Fusaro – www.interessenazionale.net