“Se andiamo a rileggere le dichiarazioni del Ministro Poletti nel 2015 e le confrontiamo con i dati diffusi dall’Istat, possiamo ben parlare di allarme Lavoro. Il Jobs Act doveva combattere la precarietà del lavoro valorizzando il contratto a tempo indeterminato che sarebbe dovuto diventare il normale contratto di assunzione. Cosi non è stato e dopo tre anni possiamo parlare con certezza di fallimento della riforma”. Così Roberto Mirasola, candidato nel collegio uninominale per Montecitorio con Liberi e Uguali.
“La disoccupazione – continua – non diminuisce ma tende ad aumentare cosi come aumenta il ricorso ai contratti di somministrazione, lavoro a termine e apprendistato. Insomma minore ore lavorate, minore produttività del lavoro con scarsa competitività delle aziende nel mercato, bassi salari, economia che non può quindi ripartire e crisi economica per niente sconfitta. Altro che proclami periodici che di volta in volta ci informano chela ripresa è in atto. La verità è che il PIL Nazionale alla fine del 2016 era ancora inferiore del 7% rispetto ai livelli pre crisi. Per poter tornare a livelli occupazionali bisognerebbe avere un ritmo di crescita del PIL pari al 2% annuo, cosa oggi alquanto remota. Come uscire dalla crisi? E’ necessaria una ripresa degli investimenti pubblici e un piano industriale affinché si investa nei settori produttivi ad alto valore aggiunto. Oggi la poca occupazione si riversa nei settori a basso lavoro aggiunto come la ristorazione e i servizi alla persona, incapaci di poter trainare l’economia”.
“Certo per poter far questo – conclude il candidato di Leu – non bastano soltanto gli investimenti ma è necessario investire nell’istruzione soprattutto quella qualificata. Altro fronte da aprire è dunque il superamento della buona scuola che non ha fatto altro che diminuire le conoscenze dei nostri ragazzi, consentendo, tra l’altro, l’utilizzo di manodopera a costo zero da parte delle imprese che impiegano i giovani studenti”.