Riccardo Lo Monaco, candidato come capolista al Senato nel Collegiuo Unico Sardegna e leader di + Europa, partito che correrà in coalizione col centro sinistra alle politiche del 4 marzo, risponde (in forma scritta a causa di una brutta allergia che lo ha costretto a casa in questi giorni), a qualche domanda sulla loro campagna elettorale.
Parliamo di +Europa. Come nasce?
+Europa, come si evince dal nome stesso, è un progetto politico europeista, liberale, radicale, democratico, federalista europeo, attento alle libertà e ai diritti delle persone. Nasce da una prima idea di Forza Europa, l’associazione che ho promosso insieme a Benedetto Della Vedova e altri amici di area liberal-democratica, che ha visto, nelle sue numerose iniziative, le adesioni di personalità come Emma Bonino e Carlo Calenda. Durante l’estate è iniziata una interlocuzione con i Radicali Italiani, da sempre europeisti, che con il loro congresso nazionale hanno dato vita, insieme a Forza Europa, al progetto + Europa guidato da Emma Bonino. Siamo convinti che per avere più libertà, più diritti, più integrazione, più pace, più opportunità, più scienza, più concorrenza, più Erasmus, più sicurezza, più equità, più ambiente, più ricerca, più innovazione ci voglia più Europa.
E il Centro Democratico di Tabacci?
Eravamo pronti a partire con la raccolta delle firme necessarie per poter presentare la lista alle elezioni, ma c’era un grosso problema interpretativo relativo alla nuova legge elettorale che, se non risolto, ci avrebbe di fatto impedito l’apparentamento con altre liste. Il 4 gennaio, al termine della conferenza stampa indetta da Emma, prese la parola Bruno Tabacci che, con alto spirito democratico, annunciò la decisione di offrire l’esenzione che il Centro Democratico aveva in virtù del gruppo parlamentare costituito durante l’ultima legislatura. Da lì nasce l’alleanza tra +Europa e il Centro Democratico, visibile anche sul contrassegno elettorale che reca il simbolo del partito di Bruno Tabacci all’interno del simbolo di +Europa con Emma Bonino.
Quindi i candidati del Centro Democratico hanno trovato una scialuppa di salvataggio all’interno di +Europa, pagando il biglietto per un Parlamento che probabilmente non avrebbero più rivisto con la loro esenzione?
Innanzitutto continuo a ribadire il nobile gesto di Bruno Tabacci e ritengo che questa galanteria politica abbia trovato il giusto riconoscimento da parte di +Europa. Bruno Tabacci è un politico con un forte senso democratico che conosce il galateo della politica.
Va bene, però guardando le liste di +Europa salta all’occhio che la lista per la Camera sia tutta targata CD mentre la lista per il Senato sembra quella che più risponde allo spirito di +Europa. Diciamo che al Senato c’è più profumo di Emma Bonino mentre la Camera sa un po’ di scudo crociato.
Sulle liste e sulla loro composizione si è trovato un equilibrio a livello nazionale e ogni componente (Forza Europa, Radicali Italiani e Centro Democratico) ha trovato i propri spazi e ha potuto esprimere le sue energie migliori. Mi lasci dire che il Centro Democratico, essendo un partito, ha degli amministratori locali presenti sul territorio. Penso ad esempio ad Alessio Marotto, assessore a Monastir, capolista alla Camera nel collegio del centrosud Sardegna.
Ma lei, capolista al Senato in Sardegna, non è del Centro Democratico, così come non lo è nessuno dei candidati della lista al Senato. Quelli della lista per la Camera…
Vero, io non sono del Centro Democratico. Sono tra i promotori di Forza Europa e di +Europa. +Europa che oggi vede la compartecipazione del Centro Democratico.
E con Roberto Capelli e Anna Maria Busia?
C’è un rapporto cordialissimo e di massima collaborazione. Relativamente ad Anna Maria Busia, ricordo che è stata l’autrice-ispiratrice dell’ultima legge in materia di femminicidio.
Ma loro sono candidati paracadutati fuori Sardegna e lei invece gioca in casa una partita forse più difficile. La Busia dice che il suo partito, il Centro Democratico, le ha chiesto di correre in altre regioni.
Non intendo giudicare le scelte degli altri, così come non amo molto la storiella dei paracadutati. Ognuno decide cosa è meglio per sé e per il proprio gruppo politico. Il Centro Democratico ha deciso di valorizzare così l’esperienza di un parlamentare uscente e di una consigliera regionale. Io, Forza Europa e +Europa, abbiamo considerato che fosse meglio rappresentare il progetto europeista anche in Sardegna, cercando di coinvolgere e far crescere tante energie presenti all’interno della regione. Gianluca Floris e Gessica Pittau sono un esempio, poi ci sono tanti giovani.
Come si rapporta +Europa con le spinte autonomiste e indipendentiste presenti in Sardegna?
Come ho già detto, noi siamo federalisti europei, quindi sarei ben lieto di poter dialogare con tutti quei soggetti intimamente convinti che la soluzione migliore, anche per una regione come la Sardegna, la si possa trovare in un’Europa federale, negli Stati Uniti d’Europa all’interno dei quali le regioni vedano riconosciute alcune loro peculiarità.
La storia dello stesso Partito Sardo d’Azione è una storia di federalismo, di federalismo europeo, non di indipendentismo. Il presente del PSd’Az invece…
Lasciamo perdere. Quando ho sentito Salvini affermare che lui e la Lega hanno radici comuni con il Partito sardo d’Azione, mi sono subito chiesto se se queste radici comuni potessero essere i quattro mori o la “razza bianca” tanto cara al candidato governatore della Lombardia.
Lei, proprio con Forza Europa, a settembre ha promosso un convegno marcatamente europeista all’Università di Cagliari. Hanno risposto al suo invito personalità di ogni ordine e grado, dal presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani alla ministra Fedeli, dal sottosegretario Della Vedova, passando per il Rettore Del Zompo, il sindaco Zedda e parlamentari nazionali ed europei come Renato Soru, Salvatore Cicu, Luciano Uras e Emilio Floris.
Mi permetta di menzionare tra i partecipanti anche Pierpaolo Vargiu, persona perbene e parlamentare tra i più attivi. Penso che la Sardegna perderà qualcosa dalla sua mancata ricandidatura. È stato un bel convegno, partecipato e pieno di contenuti da parte di tutti i relatori. Partiva dall’esperienza Erasmus e dal valore che esso rappresenta per la costruzione di un’identità europea e analizzava poi tutti gli aspetti positivi che grazie all’Europa hanno fatto fare grossi passi avanti ai paesi membri tra i quali anche l’Italia: settant’anni di pace, Erasmus, ambiente, mercato, integrazione, libertà, diritti cilìvili…
Ecco, proprio in tema di diritti civili, lei non fa mistero della sua omosessualità ed è da sempre attivo per la causa lgbt, aspetto che le ha causato qualche problema in passato…
Appunto, in passato.
Non vuole parlarne?
C’è una canzone di Lorenzo Jovanotti che mi piace in particolar modo. Sa come fa? “Ho una cicatrice, sembra un tatuaggio, sai che cosa dice? Avanti, coraggio!”
Legge Cirinnà e testamento biologico, non le bastano?
Sono stati due grossi passi avanti che segnano in positivo il bilancio della legislatura appena conclusa, ma rappresentano due punti dai quali ripartire, non un punto d’arrivo.
Quindi matrimoni gay e eutanasia legale?
Quindi una riforma complessiva del diritto di famiglia che tenda a superare le discriminazioni in tema di matrimonio, unioni civili e adozioni e una legge seria in tema di fine vita. Personalmente, avendo un approccio laico alla politica e al tema dei diritti, sono per l’estensione del matrimonio civile e a favore dell’eutanasia legale e regolamentata.
Cannabis legale?
Ovviamente sì.
Quali priorità per la Sardegna?
Immediata realizzazione dei punti franchi in corrispondenza degli scali portuali e aeroportuali per mettere le nostre imprese in condizioni di parità e renderle più competitive. Una nuova visione della continuità territoriale: non solo per i sardi che si muovono da e per la Sardegna, ma rendere accessibile l’isola da chiunque si trovi sul territorio nazionale; solo così possiamo parlare di una seria politica sul turismo e solo così possiamo pensare di rendere le Università sarde veri e propri hub di eccellenze e specializzazioni. Sardegna isola verde d’Europa: riconversione delle industrie pesanti, agricoltura di precisione, recupero e conversione del patrimonio immobiliare già presente, valorizzazione delle coste e renderle effettivamente collegate all’entroterra e al patrimonio culturale presente nel cuore della nostra terra. Tutto ciò si traduce in una sola parola: lavoro.
Lei è alla prima candidatura, ma i suo impegno politico si è già manifestato in precedenza. Parliamo della parentesi Futuro e Libertà?
Aderii a Futuro e Libertà, da liberale quale sono, nel momento in cui sembrava essere l’unico soggetto politico che si opponesse realmente al berlusconismo di peggior caratura e al fascionazionalismo della Lega. Da attivista per i diritti civili mi parve interessante dare una mano a un progetto politico che nella sua prima fase si proclamava fuori dagli schemi destra/sinistra e ruppe con Berlusconi proprio su alcuni temi a me sempre cari: la legalità, i diritti civili e la riforma della cittadinanza. Se parlate con Paola Concia vi dirà che in quel momento il suo miglior alleato parlamentare sulla legge contro l’omofobia era proprio l’allora presidente della Camera. In tema di ius soli e ius culturae ricordo che in quella legislatura la proposta di legge in materia veniva chiamata “Sarubbi-Granata”, dal nome dei suoi primi firmatari, Andrea Sarubbi PD e Fabio Granata Fli. Io fui anche il primo a chiedere ai sindaci italiani di riconoscere la cittadinanza onoraria ai figli degli immigrati regolari nati in Italia, almeno come primo gesto politico in vista della legge che avrebbe dovuto riformare la materia. All’EuroPride del 2011 a Roma parteciparono molti deputati dell’allora gruppo parlamentare di Fli. Insomma non era un discorso di destra/sinistra, e per i temi che sono riuscito a portare avanti durante quella parentesi di poco più di un anno penso di non aver sbagliato. Se poi parliamo del contenitore che immediatamente dopo rivelò la sua vera essenza…
Infatti circa un anno dopo il progetto politico finiano naufragò, e fu lì che lei, aderendo al Gay Pride cagliaritano…
Ricorda la canzone di Jovanotti?
Lei ha appena ricevuto l’appoggio ufficiale di ALDE Party Individual members, l’alleanza dei liberal-democratici europei. +Europa alle prossime elezioni europee?
Abbiamo ovviamente tante interlocuzioni con diversi soggetti politici europei, uno tra tutti En Marche del presidente francese Macron, ma intanto concentriamoci su queste elezioni politiche, perché c’è il serio rischio che le fondamenta del progetto europeo vengano minate profondamente a seconda del risultato elettorale. L’Italia è un Paese fondamentale per l’Unione Europea, così come l’Unione Europea è fondamentale per l’Italia.
La sua visione di Stato?
Uno Stato che stabilisca le regole del gioco e vigili affinché queste vengano rispettate, non uno Stato in partita; uno Stato che favorisca la libera iniziativa dei privati e la concorrenza e che, liberandosi di ruoli e mansioni che non dovrebbero competergli, possa concentrare attenzioni ed energie per attuare una seria politica di welfare in sostegno – vero sostegno – dei più deboli. Uno stato che non sprechi i soldi che i cittadini gli affidano con le loro tasse e restituisca servizi in proporzione di quanto versato. Uno Stato che riconosca a tutti opportunità e pratichi l’equità, mettendo tutti nella stessa condizione di partenza, ma che poi valorizzi e premi talenti e meriti. Insomma, uno stato liberale e democratico.
Ultima domanda: il suo rapporto con la Chiesa.
Innanzitutto rispetto assoluto per il credo religioso di chiunque. Personalmente, da laico, ho un rapporto dialettico con l’istituzione Chiesa, a volte molto in sintonia, come nella questione migranti-integrazione, a volte conflittuale come nel caso dei diritti civili.