Nessun suicidio, solo un tragico incidente dovuto forse a una imprudenza della vittima o ad altro. Dalle pagine dei quotidiani sardi i genitori di Nicola Bussu, il giovane di 23 ani di Santa Giusta travolto e ucciso il 30 marzo del 2017 da un treno proveniente da Cagliari e diretto a Oristano, chiedono la riapertura delle indagini.
Il caso fu chiuso come suicidio dalla Procura della Repubblica e dalla Polizia ferroviaria nel giro di poche ore, ma ora i genitori del giovane, Giuseppe Bussu e Rita Salis, si affidano ad una perizia dell’ingegner Michele Troilo, docente di ingegneria aerospaziale all’Università di Genova, che solleva molti dubbi dubbi sulle conclusioni. La richiesta di riapertura delle indagini, come riportano i quotidiani, è stata presentata la settimana scorsa al Tribunale di Oristano dall’avvocato della famiglia Samantha Baglieri e punta proprio sulla perizia di parte depositata in cancelleria.
Nella relazione verrebbe in particolare rilevata la circostanza che il giovane non fosse sui binari nel momento dell’impatto e che non sia stato travolto dalla locomotrice ma che possa, invece, essere stato agganciato e ucciso dai rostri spazza sassi della seconda carrozza”. Inoltre i macchinisti non sarebbero stati sottoposti ad alcun accertamento sulle loro condizioni psicofisiche al momento del fatto.







