E’ proseguita tra battibecchi e opposizioni delle parti civili e della pubblica accusa in Corte d’assise a Nuoro, la sfilata dei testi della difesa di Alberto Cubeddu – il 22enne di Ozieri accusato degli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala avvenuti nel maggio 2015 – presentata dai suoi difensori, Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu, con l’obiettivo di demolire l’impianto accusatorio nei confronti di Cubeddu e di evidenziare le falle nelle indagini.
I legali della difesa hanno prodotto alla Corte un certificato medico di Cubeddu e la ricevuta del pagamento del ticket, la mattina dell’8 maggio 2015, giorno in cui a Orune tra le 7 e le 7.10, è stato ucciso lo studente Gianluca Monni. Quel giorno Cubeddu si sarebbe recato in un ambulatorio di Ozieri per una vista medica in vista del rilascio del foglio rosa. Il pagamento del ticket, prodotto agli atti dalla difesa, è avvenuto poco dopo le 11 di quella mattina.
“La visita era stata prenotata all’incirca una settimana prima ed è durata dai 10 minuti a un quarto d’ora – ha detto la dottoressa Margherita Arras sentita come teste – il certificato medico gli è stato rilasciato subito dopo”. Per i difensori quella visita prenotata tra l’altro giorni prima è una delle prove per cui Cubeddu non poteva essere a Orune poche ore prima. E ancora durante la deposizione di Giuseppe Taras, di 87 anni – zio di Alessandro, uno dei testi chiavi del processo che avrebbe visto Cubeddu bruciare l’auto di Stefano Masala con cui Pinna e Cubeddu sarebbero andati a Orune a uccidere lo studente – i difensori hanno chiesto di poter ascoltare in aula una conversazione tra zio e nipote.
“La questione per me è risolta – diceva Alessandro Taras allo zio, giorni prima dell’incidente probatorio avvenuto nel giugno 2016 – io sono uscito dalle indagini. E’ già tottu ragionadu con su Pm (è già tutto ragionato con il Pm, ndr)”. Un’intercettazione che secondo i difensori getta un cono d’ombra sulle indagini. Il clima poi si è fatto incandescente con la deposizione dell’ispettore capo della Squadra Mobile di Nuoro, Roberto Sechi, il quale il giorno dell’omicidio ricevette una confidenza che riguardava Stefano Masala.
Immediate le opposizioni del Pm Andrea Vacca e delle parti civili per il divieto di riportare in aula notizie di fonti confidenziali. Per i difensori di Cubeddu, invece, quella è una controprova che può provare l’assoluzione del proprio assistito. Sul punto, la Corte – presidente Giorgio Cannas a latere Antonella Useli Bacchitta – si è riservata di decidere nella prossima udienza fissata per il 12 febbraio.