“Questa campagna elettorale, più di altre, è inquinata da una retorica moralista, che non è utile al dibattito e che tenta di distrarre l’opinione pubblica dai temi e dalle proposte per il Paese.” Così il segretario del PD, Giuseppe Luigi Cucca, interviene sulle polemiche mosse dai cinquestelle, in merito alla presenza di candidati impresentabili.
“Il Partito Democratico ha da sempre espresso posizioni garantiste, sia al proprio interno che verso le altre formazioni politiche, salvo in presenza di condanna definitiva. Abbiamo sempre rifiutato la pratica del giustizialismo perché siamo rispettiamo il dettato costituzionale, che prevede la presunzione di innocenza, e perché siamo sostenitori del principio di separazione dei poteri dello Stato e abbiamo totale rispetto verso l’operato della Magistratura. Non accettiamo, pertanto, l’accusa di avere tra i nostri candidati, soggetti che sono stati definiti ‘impresentabili’, solo perché sottoposti a indagine o a un rinvio a giudizio. E non accettiamo che a farlo siano coloro che sono soliti richiamare la presunzione di innocenza a loro piacimento, solo quando devono ‘salvare’ l’adepto prediletto del capo mentre, al contrario, utilizzano con estrema facilità il pretesto giudiziario per mettere alla gogna i dissidenti.”
“Il giustizialismo a corrente alternata dei Cinquestelle – prosegue Cucca – è uno degli elementi di maggior pericolo su cui occorre riflettere, insieme alle tante contraddizioni del movimento, come quella che sta emergendo in questi giorni. Dopo aver per anni inneggiato all’onestà, si sono resi protagonisti di uno dei peggiori inganni nei confronti dei cittadini italiani, facendo credere di rinunciare alla propria indennità per sostenere la creazione di nuove imprese. Una vicenda che sta assumendo sempre di più contorni grotteschi, e che mette a nudo l’inconsistenza e l’inaffidabilità dei sedicenti paladini della democrazia e della moralità.”
“Il tema dell’influenza che la giustizia può esercitare sulla politica va trattato con serietà – conclude il segretario – e con la dovuta cautela. Sarebbe auspicabile, dopo la consultazione del 4 marzo, aprire un serio dibattito pubblico sull’argomento, coinvolgendo tutte le forze politiche che hanno a cuore la democrazia e i principi costituzionali su cui si regge.”