Roberta Celot

“La visita di Sergio Mattarella celebra un momento storico per la Sardegna che si trova a un punto di svolta obbligato: applicare pienamente principi e norme dello Statuto, ad iniziare dalla materia delle entrate e della fiscalità, e rivedere quelle parti che necessitano di essere attualizzate, stante il nuovo quadro giuridico europeo”.

Così il segretario regionale del Pd, Giuseppe Luigi Cucca, dopo la seduta solenne per i settant’anni dello Statuto alla quale ha presenziato il capo dello Stato. “Nel dibattito sull’Autonomia – ha sottolineato – ci dobbiamo riappropriare del tema del federalismo: ciò dovrà tradursi nella definitiva risoluzione degli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità, nella consapevolezza che lo Statuto rappresenta la fonte normativa primaria per perseguire l’obiettivo”. Secondo il senatore del Pd, Silvio Lai, “per una prima e lunga fase dei settant’anni di Autonomia sono stati raggiunti risultati importanti”. Poi, però, “è successo altro”.

“La Sardegna è diventata terra di conquista e per certi versi di saccheggio – ha spiegato – eppure le ragioni dello statuto autonomista permangono tutte: è nell’Isola che si giocano più che altrove le ragioni dello sviluppo di qualità, di come il turismo ben regolato porti risorse e buona occupazione, soprattutto per i giovani, di come la lingua sarda non venga confusa con un normale dialetto, di come le produzioni enogastronomiche siano punti d’eccellenza nel mondo e rafforzino i nostri territori. Così – ha concluso – si affronta concretamente la grande questione dell’insularità”.

 

“Un’occasione persa”. Ecco cosa ha rappresentato per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, la visita di Sergio Mattarella in Consiglio regionale per i 70 anni dello Statuto. L’azzurro critica in particolare l’intervento del governatore Francesco Pigliaru: “Una deferenza rispettosa per il presidente della Repubblica non avrebbe dovuto impedirgli di rappresentare la rabbia della gente sarda e, soprattutto, dei giovani e meno giovani senza lavoro e senza speranza”.

E, ha aggiunto, “cosa ancora più grave, neppure è stato posto il tema della necessità assoluta di un nuovo patto fondativo del rapporto tra lo Stato italiano ed il popolo sardo, sempre meno considerato dalle politiche neocentraliste del governo nazionale”. La pensa allo stesso modo il consigliere di Fi Marco Tedde: “Quella che poteva essere una vera e propria festa dei sardi e della loro Carta fondamentale s’è trasformata in una cerimonia grigia, priva di prospettive per l’isola”.

Tedde ha sottolineato anche il fatto che il presidente della Repubblica niente ha detto “sul fatto che il problema non affrontato dell’handicap insulare rende i sardi italiani di serie B. Non un segnale di speranza su idee per avviare un riscatto autonomistico vero e un rilancio economico e sociale”. Insomma, conclude l’ex sindaco di Alghero, “il riscatto dei sardi passa attraverso una contrapposizione forte contro lo Stato e non attraverso riti pedanti e bizantini”.

 

“Avremmo gradito se il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avesse detto in Aula almeno due parole”. Lo ha dichiarato il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, intervenuto in Consiglio regionale durante la discussione della legge sugli appalti. Stesso concetto è stato espresso dalla vicecapogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda: “Anche noi avremmo gradito un saluto, certo capiamo che c’è in corso una campagna elettorale, ma oggi si celebrava lo Statuto e avremmo avuto piacere di sentire la voce del Capo dello Stato”.

Durante il suo intervento, Cocco ha anche “bacchettato” i due consiglieri del Partito dei sardi – Gianfranco Congiu e Augusto Cherchi – che durante l’inno di Mameli sono rimasti seduti: “Lo dico col sorriso sulle labbra – ha precisato il consigliere dem – ma in genere ci si alza anche quando vengono intonati gli inni stranieri”.

 

“Apprezziamo molto il garbo con cui il capogruppo Pd, Pietro Cocco, ha criticato la nostra scelta di non alzarci durante l’inno nazionale, alla presenza di Sergio Mattarella, tuttavia facciamo notare che son secoli ormai che la Sardegna si alza e l’Italia rimane sprezzantemente seduta”. Così il capogruppo del Partito dei Sardi, Gianfranco Congiu, replicando a Cocco che in Aula ha fatto notare che è buona norma “alzarsi anche durante gli inni stranieri”. “Per una volta – ha sottolineato Congiu – è accaduto il contrario, con molta compostezza e senza disprezzo”.