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“Giù le mani dall’Associazione regionale allevatori”. Lo chiedono Confagricoltura, Cia e Copagri dopo che nei giorni scorsi lo statuto di Aras è stato modificato dai vertici romani dell’associazione “senza un preventivo confronto con gli allevatori, le organizzazioni di categoria, i sindacati e la politica”. Per questo le tre organizzazioni sollecitano un incontro urgente con il presidente della Regione Francesco Pigliaru, e gli assessori a Programmazione e Agricoltura, Raffaele Paci e Pier Luigi Caria, “per affrontare una situazione che rischia di sfuggire di mano”. “La società Ara è sempre stata finanziata con fondi regionali”, spiegano Pietro Tandeddu (Copagri), Luca Sanna (Confagricoltura) e Francesco Erbì (Cia). Non solo: “Costituisce anche un fiore all’occhiello per il sistema allevatoriale sardo, grazie a un Laboratorio di analisi ipertecnologico, alle competenze di agronomi e veterinari”.

Quindi, attaccano, “è inaccettabile che la struttura possa essere messa in crisi da modifiche statutarie che determineranno il controllo di Ara da parte di Aia, e che la Sardegna sia scippata da Roma di un ente di eccellenza”.

Le tre organizzazioni condividono in pieno la richiesta dei dipendenti Ara di essere assorbiti nell’Agenzia Laore. Due giorni fa, durante un un sit-in sotto il Consiglio regionale, i lavoratori hanno ribadito la necessità dell’applicazione della legge 3 del 2009 sul superamento del precariato che disciplina il loro passaggio in Laore. E hanno protestato per il mancato pagamento di stipendi arretrati, annunciando che senza risposte saranno costretti a scioperare e a bloccare la misura del benessere animale. “Lo faremmo a malincuore – dicono – perché in questo modo gli allevatori non avrebbero i premi”.