Giuseppe Soffiantini era stato rapito il 17 giugno 1997 da una banda sardo-toscana: in tre si erano introdotti nella sua villa a Manerbio, in provincia di Brescia, avevano imbavagliato la moglie – morta a maggio dello scorso anno – ed erano fuggiti portando via l’imprenditore tessile. Immediato il blocco dei beni della famiglia. L’ostaggio, malato di cuore, resterà nelle mani dei rapitori per 237 giorni. Il primo contatto dei sequestratori è una lettera scritta dallo stesso imprenditore: il riscatto chiesto è di 20 miliardi di vecchie lire, ma alla fine vennero pagati 5 milioni.

Soffiantini verrà poi rilasciato il 9 febbraio del 1998. Fu un rapimento cruento: la banda inviò alla famiglia e all’allora direttore del Tg5 Enrico Mentana un lembo d’orecchio di Soffiantini dando un ultimatum per il pagamento del riscatto. In campo per la liberazione anche Papa Giovanni Paolo II che lanciò un appello ai rapitori. La banda era capeggiata da Mario Moro di Ovodda (Nuoro), morto in seguito all’aggravamento delle condizioni dopo essere stato ferito in un conflitto a fuoco con gli agenti dei Nocs che lo avevano intercettato in autostrada.

Con lui Pietro Raimondi, bresciano, ritenuto il basista, condannato in appello a 13 anni e 4 mesi di reclusione, e Agostino Mastio di Galtellì (Nuoro), il ‘pentito’ del sequestro condannato a 7 anni e 4 mesi. Osvaldo Broccoli e Giorgio Sergio, entrambi romagnoli, sono stati invece condannati in via definitiva dalla Cassazione a 25 anni. A questi si aggiungono i sardi Giovanni Farina, condannato a 28 anni, e Attilio Cubeddu, tutt’oggi latitante e recentemente destinatario di un provvedimento di confisca della sua casa di Arzana per un altro rapimento.

Nella vicenda del sequestro si registrò anche la morte dell’agente dei Nocs Samuele Donatoni, ucciso il 17 ottobre 1997 nel corso di un conflitto a fuoco con i rapitori a Riofreddo. Donatoni, su indicazione della Procura bresciana, si era sostituito ad un emissario dei Soffiantini che avrebbe dovuto consegnare il riscatto. Per la morte dell’agente la Corte d’assise d’appello di Perugia, nel processo di revisione, ha cancellato l’ergastolo che era stato inflitto a Cubeddu.