Equiparazione dei canoni relativi alle concessioni e alle licenze di pesca nelle acque interne e di pesca subacquea professionale: è la novità principale prevista dal disegno di legge approvato oggi dal Consiglio regionale con 43 voti favorevoli (4 astenuti).
Obiettivo del provvedimento è quello di garantire lo stesso trattamento economico agli operatori del settore, sia che si tratti di cooperativa e/o consorzio di pescatori, oppure di imprese con una forme giuridiche diverse. La legge semplifica anche la disciplina sul rilascio delle licenze distinguendo nettamente tra pesca professionale e pesca sportiva.
In quest’ultimo caso, in particolare, dall’1 gennaio 2019 la licenza sarà costituita da una ricevuta di versamento della tassa di concessione regionale da esibire unitamente a un documento di identità valido. Insomma, non sarà più richiesto il tesserino come nel caso della pesca professionale. Recependo un emendamento del Partito dei Sardi, la legge prevede anche che entro tre mesi dall’entrata in vigore, l’assessore competente presenterà un disegno legge per l’istituzione di una Direzione generale della Pesca, Acquacoltura e Politiche del Mare.
Lo scopo – ha spiegato in Aula il capogruppo Pds Gianfranco Congiu – è quello di “valorizzare il ruolo della pesca e dell’acquacoltura nello sviluppo socio economico della Sardegna e di garantire un efficace coordinamento delle Politiche e delle azioni regionali in materia. Questo provvedimento – ha aggiunto – segna una svolta perché stiamo separando pesca e agricoltura”. Secondo l’assessore all’Agricoltura, Pier Luigi Caria, “si interviene su un settore che non deve essere considerato la sorella minore dell’agricoltura, dove la Sardegna ha la seconda marineria per imbarcazioni sotto i 12 metri e la terza per battelli più grandi di tutta Italia, dopo Sicilia e Puglia”.