Il rientro nell’atmosfera della stazione spaziale cinese Tiangong1 viene seguito dagli studiosi della Sardegna attraverso dei nuovi sensori e un software di elaborazione capaci di acquisire i dati e le informazioni caratteristiche dei detriti in orbita terrestre, prevedendone i pericoli di collisione con le infrastrutture in orbita o sulla Terra.

Il progetto di ricerca industriale “Sviluppo di una piattaforma di Multi Sensor Data Fusion per monitoraggio e tracking di detriti spaziali” è finanziato da Sardegna Ricerche e condotto in collaborazione da un’impresa sarda, Nurjana Technologies, e dal Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università di Cagliari (Diee). I primi risultati del progetto hanno portato all’osservazione e alla stima dell’orbita, tramite un telescopio ottico, della stazione spaziale cinese la cui caduta è data ormai per imminente.

L’immagine catturata dai ricercatori sardi è stata resa disponibile per l’osservazione. Tra i risultati attesi del progetto, oltre all’avanzamento delle conoscenze in materia, vi sono le ricadute economiche legate alle sue applicazioni tecnico-scientifiche, commerciali e di protezione civile. Esiste infatti un mercato, di nicchia ma in forte crescita, costituito dalle agenzie spaziali di tutto il mondo, da enti di ricerca e università, osservatori scientifici, dalle società di telecomunicazione, dalle autorità pubbliche responsabili della protezione civile.

“Per comprendere come i detriti spaziali siano una minaccia chiara e presente – spiega Pietro Andronico (Nurjana) – è sufficiente pensare che una collisione con un frammento di un centimetro ha l’effetto dell’esplosione di una granata, dato che viaggia alla velocità di 10 kilometri al secondo. Di qui la necessità di monitorare le orbite e prevenire le collisioni”. “Il gruppo di elettromagnetismo del Diee – spiega Giorgio Montisci dell’Ateneo cagliaritano – si occuperà dello sviluppo di sistemi Radar per il monitoraggio dei detriti, i cui dati saranno correlati con i dati forniti dai telescopi ottici, al fine di ottenere una stima più precisa delle orbite”.