bonaria-tentato-furto-nella-villa-di-soru

“Ieri, a quasi un anno esatto dal giorno in cui sono stato assolto da un’altra accusa ingiusta, sono venuto a sapere per la prima volta di essere stato indagato per una nuova vicenda”.

Così l’europarlamentare del Pd Renato Soru, conferma il suo coinvolgimento come imputato, “insieme ad altre 11 persone”, nell’inchiesta della Procura di Roma sull’ipotesi di bancarotta fraudolenta per il concordato giudiziale della società Nuova iniziative editoriale (Nie), allora editrice del quotidiano l’Unità.

Un messaggio affidato ai social, nel quale Soru respinge le accuse mossegli: “ritengo di poter dimostrare facilmente la totale infondatezza dei fatti di cui sono stato accusato e pertanto chiederò di essere sentito al più presto possibile, affinché anche questa vicenda possa essere superata senza lasciare alcun dubbio sui miei comportamenti”.

“All’epoca dei fatti contestati la mia partecipazione era scesa sotto il 5%. E, pertanto, diversamente da quanto sostiene l’accusa, senza alcuna possibilità di poter incidere nelle decisioni di gestione della società – aggiunge Soru – In realtà io non sono mai stato in Cda e non ho mai svolto alcun ruolo. Nel 2008, controllando il capitale della società, avevo scelto gli Amministratori. Tuttavia, come sarà facile appurare, io ho perso il controllo già nel 2012 con l’arrivo del nuovo azionista Mian, poi nel 2013 è arrivato un ulteriore azionista di controllo. Entrambi con importanti disponibilità finanziarie hanno gestito e finanziato la società con ulteriori consistenti aumenti di capitale”. Nel suo lungo messaggio pubblico l’eurodeputato ripercorre i passaggi della vicenda, oggi sotto la lente della procura di Roma, e si sfoga.

“Ho sacrificato ingenti risorse finanziarie personali, contribuendo a salvare il giornale e continuando a farlo per alcuni anni – spiega – In tutto il periodo non ho mai assunto alcun ruolo operativo di gestione o di responsabilità amministrativa”. Non manca un passaggio in cui controbatte alle accuse mosse dalla magistratura laziale parlando di “due fatti del tutto irragionevoli”. Il primo riguarda la vendita alla società che gestiva il giornale Nie “del 35% circa della società proprietaria della testata (Nsef), per 3 milioni euro”, e il secondo la procedura di accesso “al concordato in bonis”. Lo scorso anno, a metà maggio, Soru era stato assolto in appello dall’accusa di evasione fiscale nell’ambito di un prestito che aveva concesso a Tiscali, la società da lui fondata.

“Renato Soru è certo che emergerà con chiarezza l’assoluta trasparenza, meritevolezza e legittimità della sua condotta e, in tale prospettiva, chiederà quanto prima di poter essere sentito dagli inquirenti onde poter fornire ogni utile contributo conoscitivo”. E’ quanto si legge nella nota diffusa dai legali dell’eurodeputato Pd, Renato Soru, che ha confermato di essere indagato, insieme ad altre 11 persone, dalla procura di Roma sul crack della società Nie, allora editrice del quotidiano L’Unità.

Attraverso i suoi difensori, l’ex segretario regionale dem precisa di non aver mai assunto “alcun ruolo gestorio in seno all’organo amministrativo” sin dall’acquisizione del giornale nel 2008, “in stretta condivisione con il Partito Democratico”, ma di aver “progressivamente diluito quota di partecipazione all’interno della società editoriale, sino a dismettere definitivamente la qualità di socio di controllo nel 2012, con l’ingresso di nuovi e qualificati azionisti che hanno dato vita all’epoca a consistenti apporti di capitale”.