“No alla divisione della Sardegna in Ambito territoriali di caccia”. Lo afferma Marco Efisio Pisanu, presidente dell’Associazione ‘Caccia Pesca Ambiente’, una delle più rappresentative della categoria dei cacciatori sardi, in replica alle richiesta di Italia Nostra,  Lipu e Wwf che hanno sollecitato il Comitato faunistico Regionale all’istituzione degli Ambiti Territoriali di Caccia sul territorio regionale. Una questione spinosa, che non piace ai cacciatori, una controversia che dura anni.

“Siamo contrari per parecchi motivi – spiega Pisanu – , ma quello più importante è perché noi vogliamo difendere la nostra fauna, così come abbiamo fatto fino ad ora, infatti se malauguratamente dovessero istituire gli Atc, si andrebbe incontro alla distruzione della fauna autoctona”.

Per esempio?

“Potrei citarne tantissimi motivi a sostegno di questa tesi –spiega Pisanu – anche di natura economica, ma preferisco focalizzare un argomento molto importante, che potrebbe creare anche seri danni di ordine pubblico. Oggi, tra cacciatori, agricoltori e allevatori, si è instaurato un rapporto di reciproco rispetto e correttezza, soprattutto per via del fatto che cacciando per due giorni fissi la settimana, il giovedì e la domenica, è più facile organizzare il lavoro nelle campagne, pensi che nel periodo di caccia la maggioranza degli allevatori sistema il bestiame in modo da non arrecare disturbo a chi esercita l’attività venatoria. Con gli Atc invece, le campagne sarebbero invase dai cacciatori tutti i giorni, ad eccezione del martedì e venerdì che prevede il silenzio venatorio. Si può solo immaginare cosa potrebbe succedere”.

Nella lettera che Cpa ha inviato alle Associazioni ambientaliste si parla dell’abbattimento di milioni di animali in più rispetto ad ora. Perché?

“Perché – afferma Pisanu – con gli Atc si potrà andare a caccia tre volte la settimana, a scelta su cinque giorni, quindi dagli attuali 40mila cacciatori sardi, il carico venatorio (semplicemente moltiplicando il numero dei cacciatori sardi per tre giornate di caccia) passerebbe ad oltre 120.000 la settimana. Possiamo solo immaginare cosa significherebbe per la fauna autoctona avere migliaia di persone che la braccano praticamente tutti i giorni”.

 

Nella replica alle richieste ambientaliste C.P.A. e i cacciatori puntano l’indice sul quanto sostengono Lipu, Wwf e Italia Nostra che definiscono gli Atc “Uno strumento indispensabile per la corretta gestione della fauna selvatica oggetto di caccia”.

Per quale motivo?

“Semplice, perché l’esperienza fallimentare del 90 % degli Atc della penisola ci insegna che sia l’esatto contrario. Il 14 Aprile scorso l’Associazione C.P.A. ha organizzato un Convegno nazionale sugli Atc, dove hanno partecipato cacciatori provenienti da otto Regioni italiane – spiega Psanu-, i quali hanno portato le testimonianze dirette sulla disastrosa situazione in cui versano. La fauna autoctona, salvo qualche rarissima eccezione è praticamente scomparsa, e noi non vogliamo che questo accada anche in Sardegna”.

Ma se ci sono tutti questi problemi, perché c’è chi caldeggia l’istituzione degli ATC?

Io mi sono fatto un’idea e come me tanti altri, cacciatori e non. Gli ATC funzionano come delle aziende a capitale misto ‘pubblico-privato’ che coinvolgono migliaia di persone e sono un vero centro di potere economico e politico. Tra gli addetti ai lavori –spiega Pisanu – sono davvero pochi coloro che non conoscono ed ignorano i gravissimi danni che ne deriverebbero dalla loro istituzione, mentre ‘altri’ che ne invocano l’istituzione,sanno benissimo che coloro che li vogliono lo fanno per occupare l’ennesimo scranno a danno dei cittadini. Concludo con un appello rivolto ai veri ambientalisti, come i Cacciatori, e ai cittadini amanti della natura: unitevi a noi per combattere contro un istituto che decreterebbe la fine della fauna in Sardegna, dateci una mano a tutelare gli animali che, se si sono conservati fino ad oggi significa che abbiamo saputo rispettare nel corso degli anni, non permettete – conclude Pisanu – a nessuno di distruggere la nostra terra”.