Viviamo un tempo sbandato, per parafrasare Ivano Fossati, un tempo in cui incredulità, rabbia e rassegnazione sono stati d’animo largamente diffusi. La tenuta della democrazia è in pericolo.
E’ in pericolo ogniqualvolta il cittadino perde fiducia nelle istituzioni (nella classe politica che ci ha governato negli ultimi 25 anni l’ha persa già da tempo), ma ora inizia a perderla nei confronti della prima carica dello Stato, in colui che dovrebbe essere il garante super-partes, che dovrebbe vigilare affinché la sovranità popolare si eserciti nei modi e nelle forme stabiliti dalla Costituzione. Le scelte del presidente Mattarella, la bocciatura di Savona e il conferimento dell’incarico a Cottarelli, sono la manifestazione più eloquente che l’Italia è un paese a sovranità limitata, non per scelta, ma per effetto di una Istituzione europea alla quale abbiamo contribuito, che volevamo diversa, ma che oggi ci condiziona così pesantemente da piegare la volontà popolare ai diktat della finanza internazionale e dei burocrati di Bruxelles.
Io sono stato sempre europeista, mi sono ispirato all’insegnamento di Altiero Spinelli e non ho alcun dubbio che se oggi fosse vivo il padre del “Manifesto di Ventotene” sarebbe critico nei confronti della UE tanto quanto lo è il Movimento 5 Stelle o Paolo Savona. Dunque non è in discussione la nostra appartenenza all’UE o all’eurozona, ma come starci, se da paese libero e sovrano o da paese sotto tutela. Qui, lo ripeto,non sono in discussione i Trattati, ma i Regolamenti e le Direttive europee che ci impediscono una crescita civile.
Ora dobbiamo mantenere la calma e non disperdere quel che di buono abbiamo fatto; dobbiamo rivendicare i nostri sforzi generosi e trasparenti per dare un governo al Paese e prepararci a rivincere in modo ancora più netto le prossime elezioni.