Reati in calo anche rispetto alla media nazionale, assenza di organizzazioni criminali radicate sul territorio e presenza di bande modulari che si aggregano per brevi periodi di tempo per commettere crimini. È quanto emerge, in sintesi, dal discorso del generale di divisione Giovanni Truglio, comandante della Legione carabinieri Sardegna che questa sera, durante la cerimonia per il 204/o anniversario della nascita dell’Arma dei carabinieri ha tracciato un bilancio di un anno di attività.

“Il monitoraggio dei fenomeni criminali nella regione fa registrare una apprezzabile flessione della delittuosità rispetto al periodo precedente – ha evidenziato il generale -. Sul territorio sardo non sono presenti radicate organizzazioni criminali, tuttavia va mantenuto alto il livello di sorveglianza. In tema di fenomeni associativi, si conferma la tendenza alla temporanea aggregazione di bande modulari, in funzione di definite progettualità criminali, poste in essere anche con modalità altamente pericolose. Peraltro, le reti locali dedite alla produzione, allo spaccio e al traffico di stupefacenti, mantengono contatti con più strutturate organizzazioni presenti sul continente”.

Durante l’ultimo anno in tutta l’isola, proprio sul fronte della droga, sono state arrestate dai carabinieri 275 persone, 241 i denunciati. Sette le associazioni scoperte, sequestrati complessivamente 820 kg di marijuana, 960 di hashish, 3 di eroina, 36 di cocaina, 68 piantagioni di cannabis indica, per un totale di circa 25.000 piante. Nel suo discorso il generale ha anche parlato delle truffe on line, dagli attentati agli amministratori ma anche dei reati connessi alla violenza di genere e allo stalking.

“Si tratta di situazioni che richiedono particolare attenzione e molta sensibilità, ed infatti già da tempo presso i Comandi Provinciali di Cagliari e di Nuoro sono state attivate le cosiddette ‘stanza tutta per se’, in collaborazione con l’associazione Soroptmist International, con il fine di consentire a minori e donne che subiscono questo tipo di violenze di vivere nella maniera meno traumatica possibile l’esperienza della denuncia”.