Addio al vecchio acquedotto dell’Anglona soggetto a continue perdite e blocchi dell’erogazione: Abbanoa ha pubblicato l’avviso di asservimento per pubblica utilità dei terreni dove saranno posate le nuove condotte adduttrici al servizio di Sedini, Bulzi, Laerru e Perfugas. Si tratta di un passaggio fondamentale verso l’avvio dei cantieri. Per quest’opera Abbanoa sta investendo 4 milioni di euro.
Le opere in progetto sono caratterizzate dalla realizzazione di un impianto di sollevamento collegato al potabilizzatore di Pedra Majore. Da qui partirà il nuovo acquedotto con una lunghezza di circa 15 chilometri. Le nuove condotte saranno realizzate in ghisa sferoidale, materiale che garantisce la migliore tenuta. Attraverso quest’opera saranno alimentati i Comuni, con le rispettive frazioni e case sparse, di Sedini e Bulzi e il serbatoio esistente di Monte Ultana.
Da Monte Ultana, attraverso un altro appalto (già in corso e che prevede un ulteriore investimento di oltre due milioni e mezzo) verranno in seguito alimentati anche i centri di Perfugas e Laerru. Per il primo tratto negli ultimi mesi sono state ottenute tutte le autorizzazioni necessarie ad avviare i cantieri, tra cui il parere positivo della Soprintendenza.
Il tracciato, infatti, attraversa una zona di rilevante interesse archeologico al cui interno si trovano beni quali il villaggio di Monte Fulcaddu, la strada romana di Monti Longu, il nuraghe di Pianu Iladu, il Menhir Lu Saraghinu, le Domus de Janas di Tanca Fraddi Doro, S’Enaculadora e di Li Algasa. Pertanto è stata necessaria una variazione di tracciato che rispettasse tutte le prescrizioni dal punto di vista archeologico, geologico e tecnico-economico.
La realizzazione del nuovo acquedotto consentirà di mandare in pensione l’attuale sistema di approvvigionamento che dipende esclusivamente dai pozzi di Perfugas. Il vecchio acquedotto è soggetto a continua rotture tanto da richiedere numerosi e costanti interventi di riparazione da parte delle squadre di Abbanoa, evitandone così il collasso. Ci sono tratti che si trovano a una profondità di sei metri con tutte le difficoltà logistiche e operative che questo comporta agli interventi di riparazione.