Forte battuta d’arresto dell’export in Sardegna nel primo trimestre del 2018 che fa registrare una contrazione delle esportazioni di prodotti sardi, al netto del settore petrolifero, del 15%: da 265 a 226 milioni di euro (nello stesso periodo il 2017 aveva invece registrato una crescita del 63%) Considerando anche il settore petrolifero, il calo è stato invece del 7%: da 1,37 a 1,27 miliardi di euro. La flessione dell’export in Sardegna è documentata dal report realizzato dalla Cna Sardegna che focalizza l’attenzione su un settore strategico, quello della lavorazione dei metalli, che ha chiuso il trimestre con un calo del 23% delle esportazioni mentre nel primo trimestre del 2017 aveva registrato un +169%.
Un dato estremamente preoccupante per l’associazione artigiana visto che in Sardegna la maggior parte dell’export dei metalli lavorati riguarda per lo più il settore militare (armi e munizioni) ed è destinato a soli tre paesi, Spagna, Regno Unito e Arabia Saudita. “Una circostanza che – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna – espone l’industria dell’Isola a forti rischi, sia di carattere geopolitico che di rischio di impresa come minacce di delocalizzazione e vertenze industriali”.
Il 2017 era stato un anno positivo per l’export sardo con un aumento del 20,1% (al netto del settore petrolifero) delle vendite all’estero: un valore di 944 milioni di euro che diventano 5,38 miliardi includendo anche il petrolifero (160 milioni in più di quanto registrato nel 2016). La preoccupante battuta d’arresto del primo trimestre 2018 “è stata determinata innanzitutto dal crollo delle esportazioni verso i paesi extra UE (-14%), frenate dal rafforzamento dell’euro (il valore della moneta unica è infatti passato da una media di 1,05 a 1,24 dollari per euro)”, evidenzia il report della Cna sarda.
Preoccupazione anche per la tipologia dei prodotti: per il settore agroalimentare continua infatti il trend negativo e, rispetto al primo trimestre 2017, perde il 4,2% di valore delle vendite all’estero. Viene invece confermata la ripresa del settore chimico che, nel primo trimestre dell’anno in corso, incrementa le esportazioni del +38% (nel totale del 2017 il settore si era espanso di quasi il 57%).
Il segnale definito “estremamente negativo” arriva dall’industria della lavorazione del metallo che chiude il trimestre con un calo del 23% delle esportazioni contro il +169% registrato nel primo trimestre del 2017. Nell’’anno passato il settore aveva chiuso con un valore eccezionale delle vendite all’estero (222 milioni di euro) in netta crescita rispetto all’anno precedente (196 milioni di euro). Questa ripresa aveva permesso all’industria del metallo della Sardegna, che include metallurgia e prodotti in metallo (escluso macchinari), di proseguire il recupero di quanto perduto tra 2008 e 2009 in termini di export. Tra il 2008 e il 2009, complice la crisi che aveva coinvolto il settore metallurgico con numerose vertenze che avevano messo in ginocchio l’industria del Sud dell’isola, nel Sulcis, le esportazioni di prodotti in metallo erano infatti crollate da 380 a 149 milioni di euro: 231 milioni di euro di vendite all’estero erano andati in fumo in un solo anno.







