Amareggiato e deluso al punto di accarezzare l’idea di lasciare del tutto la politica, Renato Soru torna rinvigorito dopo il disastro dell’assemblea di Abbasanta – rissa sfiorata per l’elezione del nuovo segretario regionale – e affida ad un lungo post su Facebook il suo pensiero per rilanciare il Pd, non solo in Sardegna ma anche a livello nazionale.
“Il nostro impegno – scrive – dovrebbe essere volto a far emergere un diverso punto di vista, una diversa visione del mondo, attraverso un nuovo dialogo con gli ampi strati e attori sociali che si sono allontanati, ma anche e sopratutto con le nuove generazioni che sono chiamate a portare avanti, attualizzandoli, i valori fondamentali della politica progressista. Se non sarà così questo partito morirà a livello locale e nazionale”. “Amo la politica – confessa – per questo desidero che il Pd torni a parlare alla gente, torni ad ascoltarla e capirla, a rappresentarla. Voglio che faccia crescere ed emergere una generazione di giovani liberi. Diversi da alcuni volti di giovani buoni per coprire poteri e comportamenti vecchi. Voglio che la politica dentro il mio partito torni a concentrarsi sulla comprensione della realtà, di questo mondo sempre più vasto e complesso, sui bisogni e le aspirazioni di ciascuno, nessuno escluso”.
Ma in Sardegna, come a Roma, il partito fatica a ripartire. E ad Abbasanta si è consumato l’ennesimo strappo tra le correnti del Pd sardo: soriani da una parte, popolari-riformisti dall’altra. I primi decisi ad andare a congresso, i secondi pronti ad eleggere subito il nuovo segretario. “Ho visto solo un gruppo di vecchi dirigenti estranei alla società sarda che non vogliono che in Sardegna si celebri un congresso”, ribadisce oggi Soru difendendo l’operato della presidente Laura Pulga, di fatto sfiduciata dai popolari. “Alcuni tra i massimi dirigenti della maggioranza, evidentemente delusi – ricostruisce l’ex governatore – dopo le offese urlate sono passati alla contestazione anche fisica, ed io con pochi altri mi sono sentito di intervenire frapponendomi per proteggere la presidente”. “Tutto quello che è venuto dopo – spiega – fa parte di una sceneggiata”. “E’ ora di ripartire – incalza quindi Soru – tornando ai valori di fondo della tradizione progressista, ripartire dalle nuove parole d’ordine che sapremo darci, da un progetto chiaro e da una nuova classe dirigente”.







