E’ finita sul tavolo della Procura di Cagliari, con quattro persone segnalate all’Autorità giudiziaria, l’informativa della Squadra Mobile della Questura redatta dopo la denuncia del direttore dopo la rivolta nel Centro Accoglienza ‘Cas Solidarity Sardinia’ di Segariu (Ca), dov’erano ospitati una quindicina di migranti. La rivolta è scoppiata il 20 e 21 luglio scorso, secondo quanto si apprende, per “un permesso di soggiorno di due anni per ragioni umanitarie negato” ad un cittadino del Mali, perché senza lavoro, nonostante la disponibilità del giudice a rivedere la pratica a settembre.

Al suo rientro al centro il maliano ha comunicato ai connazionali e ad un altro ospite della Guinea, la decisione del giudice. Uno di essi gli avrebbe consigliato “di fare casino nel centro per essere trasferito”. Il tutto alla presenza del direttore e mediatore culturale dello stesso centro, un giovane senegalese, che comprende il dialetto dei maliani, che ha sentito “più volte l’invito a far casino” e a non “aspettare a settembre (la decisione del giudice, ndr), tanto non gliel’avrebbe concessa” proprio perché senza lavoro.

Da qui parte la rivolta, nonostante l’invito del direttore, “a non mettere in atto le minacce”. Era la sera del 20 luglio quando i maliani e il gambiano hanno chiamato i carabinieri che sono immediatamente intervenuti e hanno tentato di sedare gli animi. Dopo che i militari sono andati via, il migrante a cui era stato negato il permesso di soggiorno avrebbe detto “se io non vengo trasferito qui ci scappa il morto”. A quel punto i quattro avrebbero iniziato a “sradicare la rete di recinzione” che separa il centro da una proprietà privata e, “una volta entrati, hanno iniziato a distruggere un orologio appeso al muro”, ad aprire “le automobili alla ricerca delle chiavi di accensione”, ad aprire il congelatore e a riversare il cibo per terra, e rovesciato il congelatore stesso”. Rientrati nel centro i quattro “si sono impossessati di alcuni attrezzi da lavoro che hanno utilizzato per danneggiare le attrezzature della palestra”.

Non contenti avrebbero preso dei blocchetti da costruzione e li avrebbero “sbriciolati per terra, danneggiato il cancello d’ingresso, gettato a terra e sparso il contenuto dei contenitori del secco, distrutto lampade, il wi-fi e scavato i muri interni con dei cucchiai”. Il tutto con “minacce di morte” al direttore che ha dovuto “dormire con altre persone per paura per la mia incolumità”. Il tutto è terminato il 22 luglio, riferisce il direttore del centro, dopodiché è stata presentata denuncia alla Squadra Mobile di Cagliari.

Ma nella vicenda, che appare a tinte poco chiare, il direttore aggiunge che due dei quattro stranieri indagati “seduti su un divano, chiacchierando in lingua francese, A. riferiva (ad R., ndr) di essere andato al comune di Segariu e …(omissis) gli avrebbe consigliato di fare ‘casino’ per ottenere il trasferimento in altra struttura (omissis)”.

La Prefettura di Cagliari, dopo le segnalazioni delle Forze dell’Ordine, ha effettuato accertamenti e sopralluoghi al Centro Cas Solidarity Sardinia ed ha disposto il trasferimento di tutti i migranti in altri centri. Attualmente nella struttura di Segariu non c’è alcun ospite.
“Mi trovo a combattere con l’ostilità dell’amministrazione comunale – ha riferito a Cagliaripad Sergio Melis, titolare della struttura – che ci ha sempre combattuto. Al momento opportuno (tra qualche giorno,ndr) presenteremo un’altra denuncia dettagliata nei confronti di chi ci sta costringendo a chiudere e contro un ‘sistema’ ostile e ‘malato’”. Al momento Melis non aggiunge altro, ma l’intricata vicenda sembra essere solo agli inizi.

Sarà quindi l’autorità giudiziaria a districare la matassa dell’episodio del centro di accoglienza Cas Solidarity. Di certo c’è che i quattro stranieri sono indagati per danneggiamento e minacce.