E’ salito a quota 1.407 il bilancio delle vittime in Indonesia provocate dal violento terremoto e dallo tsunami di venerdì scorso: lo hanno reso noto le autorità del Paese e l’esercito ha inviato soldati nella città portuale di Palu per sorvegliare infrastrutture, depositi di carburante, banche, il locale aeroporto ed impedire lo sciacallaggio.

L’isola di Sulawesi, intanto, è stata scossa mercoledì mattina dall’eruzione del vulcano Soputan nella provincia di Sulawesi del Nord. L’eruzione ha formato una colonna di fumo e cenere cha ha raggiunto un’altezza di circa 6.000 metri. Le autorità hanno consigliato alla popolazione di evitare un’area fino a 6,5 chilometri a sudovest del vulcano ed hanno avvisato i controllori del traffico aereo dei rischi legati alle nubi di cenere.

Nella giornata di martedì la polizia ha sparato colpi in aria e lacrimogeni nel tentativo di disperdere gruppi di persone che tentavano di assaltare un market a Palu, la città indonesiana colpita dallo tsunami causato dal terremoto di venerdì. Lo riporta il giornalista della Bbc sul posto, che ha assistito alla scena. Gli agenti erano di guardia a un negozio ma si sono trovati sotto la pressione di decine di residenti che tentavano di entrare. Alcune persone hanno tirato pietre e alla fine gli agenti hanno permesso l’accesso.

Al quinto giorno dal terremoto e dallo tsunami che hanno colpito l’area, sale la frustrazione dei superstiti, sempre più polemici verso le autorità per la lentezza dei soccorsi. “Tutti hanno fame dopo diversi giorni senza mangiare”, ha detto in un’intervista in tv Kasman Lassa, capo dell’amministrazione della provincia di Donggala, un’area ancora largamente inesplorata dai soccorritori e dove si teme ci possa essere una grande quantità di vittime sotto le macerie.

“Dedichi attenzione a Donggala, signor Jokowi!”, si è visto gridare un residente – rivolgendosi al presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo – in un filmato diffuso da una rete locale. In particolare, molti residenti sono frustrati dalla percezione che le squadre di soccorso abbiano dedicato più tempo a scavare sotto le macerie di grandi edifici come gli hotel di Palu, invece di pensare alle altre decine di migliaia di persone che hanno perso la casa. Si stima che circa 67 mila edifici nell’area siano crollati. I ritardi nell’arrivo degli aiuti, causati anche dell’impraticabilità delle strade di collegamento, favoriscono fra l’altro episodi di sciacallaggio, sempre più frequenti. Alcune Ong hanno anche segnalato il pericolo di veder assaltati i loro convogli lungo il tragitto, anche sotto la minaccia di uomini armati.

La Gran Bretagna ha deciso di inviare una nave militare, un aereo da trasporto e un team di specialisti nella ricognizione del territorio e nella perlustrazione fra le macerie nell’area dell’Indonesia colpita dalle devastanti conseguenze del terremoto e dello tsunami dei giorni scorsi. Lo riferisce oggi SkyNews citando fonti vicine al ministero della Difesa di Londra. L’unità militare in navigazione verso il Paese asiatico è la ‘HMS Argyll’, mentre il velivolo messo a disposizione è un Airbus quadrimotore cargo turboelica A400M usato di norma per il trasporto di soldati ed equipaggiamento bellico.

E una nuova scossa di terremoto di magnitudo 6.3 è stata registrata martedì alle 7:59 ora locale (l’1:59 in Italia) nelle acque dell’Indonesia, al largo dell’isola di Sumba. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) italiano e del servizio geologico statunitense Usgs, il sisma ha avuti ipocentro a circa 15 km di profondità ed epicentro 30 km a sud di Nggongi. Non si hanno la momento segnalazioni di danni a persone o cose, né è stata emessa alcuna allerta tsunami.

Terremoto e tsunami in Indonesia, città distrutte: morti e dispersi