Il fermo di Nicola Caboni, 19 anni di Ghilarza, è maturato in questi ultimi giorni, durante il lavoro minuzioso dei carabinieri della Compagnia di Oristano per ‘cristallizzare’ la posizione degli indagati, attribuendo ad ognuno dei cinque giovani del branco finiti in carcere, un ruolo preciso nel brutale assassinio.
Un’attività investigativa che non ha tralasciato il coinvolgimento di presunti complici, emerso chiaramente dalle intercettazioni che hanno inchiodato la banda. Ed è il caso di Caboni. Identificato dagli uomini del tenente colonnello David Egidi, il giovane è stato messo alle strette sino al fermo di questo sera con l’accusa di soppressione di cadavere.
Nicola Caboni, il 19enne di Ghilarza finito in carcere questa sera per soppressione del cadavere di Manuel Careddu, si trovava a bordo della Fiat Punto di Christian Fodde, uno dei presunti assassini del giovane di Macomer, poco dopo mezzogiorno e mezza del 12 settembre scorso, la mattina dopo l’omicidio. Secondo la Procura di Oristano che in queste ore ne ha disposto il fermo, sarebbe sua la voce intercettata dalla microspia piazzata sull’auto di Fodde – presunto autore materiale del brutale delitto – mentre si dirigevano nel terreno dove presumibilmente venne poi sepolto il corpo di Manuel.
“Io non ho ancora realizzato eh…” dice Caboni a Fodde, ricevendo come riposta dall’amico: “Io circa non cioè non lo so… non è un gioco… quello di ammazzare va bene… è il dopo”. A bordo dell’utilitaria i due avrebbero parlato di quanto accaduto la notte precedente. “Il reato è quello lì non è che… non è che lo faccio (incomprensibile) in macchina”, prosegue l’intercettazione addebitata a Fodde, mentre Caboni risponde: “Adesso quelli si si, molto probabile che ti fottano…”.
Davanti al procuratore di Oristano, Domenico Ezio Basso, Nicola Caboni è rimasto in silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere. Il 19enne di Ghilarza, difeso dagli avvocati Irene Gana e Marcello Sequi, è stato raggiunto questa mattina nella sua abitazione dai carabinieri che lo hanno portato in caserma per essere sentito. Ma il giovane non ha detto una parola. I suoi legali adesso attendono l’udienza di convalida del fermo per soppressione di cadavere.







