Il 38enne libanese arrestato in Sardegna, per essere affiliato all’Isis ed aver progettato un attentato in Italia, non lavorava ma percepiva assieme alla sua famiglia un sussidio a causa della sua condizione di indigenza.
La moglie del 38enne, una donna marocchina, e i suoi due figli erano all’oscuro degli obiettivi criminali dell’uomo. Le indagini sono scattate lo scorso settembre, quando le autorità libanesi hanno informato quelle italiane dell’arresto di un uomo, cugino del 38enne, che stava pianificando l’avvelenamento dell’acqua della cisterna di una caserma militare nel Paese mediorentale.
Quest’ultimo aveva poi confessato di essere stato supportato dal cugino che viveva a Macomer. Dalle analisi del cellulare del 38enne è emerso che la scorsa estate l’uomo aveva formattato il cellulare, probabilmente per ‘ripulirlo’ da eventuali dati compromettenti.







