Torna a montare la protesta a Licata contro la realizzazione del progetto “offshore ibleo” di Eni. La decisione è stata presa nell’ultima assemblea convocata dal comitato NoTriv. Tra i presenti tanti residenti tra cui pescatori, appartenenti ad associazioni balneari o di carattere sociale e per la difesa del territorio, e rappresentanti della giunta comunale. Tutti uniti contro la realizzazione delle trivelle nel mare di Licata e più in generale contro gli interessi di sfruttamento delle risorse che Eni ha in tutto il mare siciliano.

Il progetto “offshore ibleo”, approvato dal ministero dell’Ambiente, riguarda attività di estrazione di idrocarburi in mare e prevede perforazioni esplorative, sei pozzi per la produzione commerciale e una serie di oleodotti.

“Uno scempio ambientale che non possiamo permetterci”, accusano gli organizzatori della manifestazione del 12 gennaio.
Eni è leader in Italia nell’estrazione e raffinazione di combustili fossili e molti degli impianti di cui si serve si trovano in Sicilia: Gela e Milazzo sono l’esempio.

“Il nostro mare è di nuovo sotto attacco, e mentre le nostre ricchezze naturali, paesaggistiche e culturali vengono depredate, mentre ciarlatani e politicanti vecchi e nuovi, proni allo Stato centrale, continuano ad essere indifferenti rispetto alla vere necessità del territorio, dai trasporti all’acqua, dal diritto alla salute a quello di una gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti, tanti licatesi e siciliani sono costretti a cercare un futuro migliore lontano dalla propria terra. Vogliamo che tutto questo finisca, vogliamo che i territori possano autodererminarsi e stabilire le politiche di sviluppo necessarie a garantire il benessere di tutti”, conclude la nota.