Bello e dannato, Matteo Boe, ex Primula Rossa, negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso ha occupato le pagine di cronaca per essere uno dei maggiori esponenti del banditismo sardo.

Il 2 luglio del 1983, il giovane ragazzo di Lula, partecipò al rapimento della 17enne Sara Niccoli a San Gimignano, in provincia di Siena, rapimento per il quale Matteo fu condannato a 16 anni. Detenuto all’Asinara, divenne famoso perché fu l’unico a riuscire ad evadere dal carcere di massima sicurezza.

L’ex primula rossa fu coinvolto anche nel rapimento dell’imprenditore romano Giulio De Angelis e in quello di Farouk Kassam, che a 7 anni venne tenuto prigioniero per sei mesi, per questo sequestro Boe fu condannato a 30 anni di carcere.

Negli anni in cui si trovava in carcere Matteo Boe ha tragicamente perso la figlia 14enne, Luisa, uccisa a colpi di arma da fuoco nel suo paese natale.

Ha riacquistato la libertà dal 25 giugno 2017, dopo aver scontato 25 anni di carcere, lontano dai riflettori ha riniziato una nuova vita nella sua casa di Lula.

Da qualche settimana, all’età di 61 anni, frequenta un corso di formazione per ottenere l’attestato di frequenza come guida ambientale escursionistica. Si tratta di un corso a pagamento della durata di 304 ore, e si concluderà prima dell’estate. Nonostante l’età durante le escursioni boe è apparso in perfetta forma fisica, agile e scattante. Si allenava in carcere ma ha continuato a tenersi in forma anche fuori.

Matteo Boe, lettera dal carcere ai sardi: “Svegliatevi! Ospitalità non è commercio di carne umana”