Per il Partito dei Sardi, che ha corso da solo alle regionali non riuscendo a eleggere alcun consigliere, le elezioni amministrative di giugno saranno il primo vero banco di prova, dopo il voto di febbraio, per “sfidare la capacità dei partiti indipendentisti di ritrovarsi in un quadro unitario che guardi compatto al mondo del civismo, dell’impegno sociale, della tutela dei diritti, che sappia rifuggire da qualsiasi astensionismo per ambire ad una dimensione governativa e di guida delle comunità Sarde”.
Ne è convinto il portavoce del PdS, Gianfranco Congiu. In queste settimane, peraltro dedicate alla preparazione del Congresso, il PdS ha privilegiato il confronto “solo con forze politiche a noi affini e con le quali ci siamo ritrovate nella strategia della ‘convergenza’ sui programmi e sui temi specifici, giungendo ad un punto di sintesi estremamente avanzato. Non essendo organici né all’attuale centrosinistra né al centrodestra, non partecipiamo a tavoli politici ma solo a occasioni programmatiche di costruzione di un percorso che guardi al buon governo e alla buona amministrazione dei nostri Comuni”.
“Pensiamo infatti che un indipendentismo moderno possa nutrire adeguatamente la voglia di rappresentanza e di autorevolezza che si registra nelle nostre Comunità e – conclude Congiu – sappia concorrere a governare meglio di altri processi complessi perché più di altri non abbiamo dimenticato né chi siamo né da dove veniamo”.