Deposizione fiume in tribunale a Nuoro al processo per l’alluvione del 18 novembre 2013 che provocò morti e ingenti danni, dell’allora capo della Squadra Mobile di Nuoro Fabrizio Mustaro. Il dirigente ha ricostruito i momenti di quella tragica sera quando l’agente di Polizia Luca Tanzi, in servizio di scorta a un’ambulanza sulla Sp 46 Oliena-Dorgali, perse la vita per il crollo del ponte di Oloè che inghiottì l’auto su cui viaggiava con altri tre colleghi, rimasti feriti.

“Luca aveva già smontato dal lavoro, ricevette l’ordine dalla sala operativa della Protezione civile presso la Prefettura di Nuoro di prestare soccorso come scorta a un’ambulanza sulla Oliena-Dorgali”, ha spiegato Mustaro alle Pm Emanuela Porcu e Ilaria Bradamante che lo hanno sottoposto all’esame in aula davanti al giudice monocratico Giorgio Cannas. Al centro della deposizione un punto oscuro mai chiarito del processo: il perché la pattuglia comandata da Luca Tanzi sia transitata sulla Sp 46 nonostante la strada fosse strada transennata dalla Polizia Municipale di Oliena: “La carreggiata era stata transennata per metà o poco più – ha spiegato Mustaro – e non era operativo il passaggio a livello che in quelle condizioni climatiche avrebbe dovuto sbarrare il passaggio sul ponte”.

Il dirigente della Polizia ha poi chiamato in causa la Provincia di Nuoro sulla mancata manutenzione della strada e il Consorzio di Bonifica e l’Enas sulla pulizia dell’alveo del fiume Cedrino e sulla gestione della diga di Preda ‘e Othoni: “Bisogna accertare la responsabilità della Provincia per la mancata manutenzione sia ordinaria che straordinaria della strada: i lavori non si facevano dai primi anni 80 nonostante le sollecitazioni del Genio civile. Se quei lavori fossero stati fatti il ponte non avrebbe ceduto. Inoltre non sono state fatte le pulizie sull’alveo del Cedrino e non è stata gestita la situazione della diga”. Oggi è stato sentito anche il secondo teste dell’udienza, Antonio Manca, il guardiano della diga di Maccheronis a Torpé, che quel giorno esondò intrappolando in casa e uccidendo l’anziana di 88 anni Maria Frigiolini.

“In quelle ore ero sempre in contatto con i miei superiori del Consorzio di Bonifica – ha detto – ma l’intensità dell’acqua che si è abbattuta in poche ore ha provocato un evento mostruoso difficile da controllare”. La prossima udienza del processo – che vede sul banco degli imputati 61 persone tra dirigenti e amministratori di enti locali e rappresentanti di imprese private – è fissata per l’11 giugno.