Si è chiusa l’inchiesta della Procura della Repubblica di Cagliari sul crac di una serie di società del Gruppo Scanu, dopo più di tre mesi dall’arresto dell’ex ad di Confindustria e Sogaer Alberto Scanu.
Secondo la ricostruzione dei fatti, le aziende sarebbero state fatte prima svuotare e poi fallire con un giro di denaro che ha provocato un buco di 60 milioni di euro. Come rivela un noto quotidiano sardo, i finanzieri hanno notificato gli avvisi di chiusura delle indagini preliminari a Scanu e agli altri 10 indagati e non vi è stato nessun cambio di imputazione rispetto alle trenta ipotesi di reato – tra bancarotta, semplice, fraudolenta, con distrazioni e altri reati – che hanno fatto scattare le misure cautelari ad ottobre scorso.
Le accuse sono perciò state confermate per i fratelli Scanu (Alberto e Laura), il commercialista sardo Giovanni Pinna e il collaboratore Valdemiro Giuseppe Peviani. Indagini chiuse anche per gli altri indagati: si tratta di Paolo Zapparoli, di Varese e residente a Milano; Pier Domenico Gallo, di Cossano Belbo, in provincia di Cuneo, con residenza in Svizzera; Paolo Moro, di Milano; Caterina Della Mora, nata a Udine e residente a Lugano; Domenico Falchi, di Macomer (Nuoro); Enrico Gaia e Francesco Zurru di Cagliari.







