Cresce la preoccupazione al Policlinico di Monserrato per via del contagio esponenziale registrato in queste ultime settimane.
Un gruppo di medici ha scritto una lettera alla Regione Sardegna dove si chiede un intervento immediato per fermare il dilagare del virus nel presidio ospedaliero, che comprenda l’isolamento del Policlinico e la predisposizione immediata di un reparto “COVID”.
La lettera dei medici del Policlinico di Monserrato
Secondo i medici “duole constatare che tale situazione scaturisce non dalla fatalità, bensì dall’insufficienza delle misure di prevenzione e protezione fin qui poste in essere che, si ritiene (e si tratta di una conferma di quanto già riferito), debbano essere riviste e/o aggiornate. L’aumento incontrollato dei casi di positività al virus SAR-COV2 tra i degenti e tra il personale sanitario dimostra, a nostro avviso, la presenza di un cluster di contagio all’interno del Policlinico che mette a grave rischio la salute non solo degli operatori sanitari e dei pazienti, ma anche quella dell’intera area metropolitana di Cagliari. In tale contesto, l’assenza di una risposta drastica può avere dei risvolti drammatici che è necessario scongiurare con la massima rapidità di azione. È spiacevole ma doveroso sottolineare come in tempi non sospetti avessimo già più volte lamentato i pericoli correlati a scelte gestionali perseguite con la convinzione che, trattandosi di un Presidio no-Covid, il rischio di una diffusione interna del virus sarebbe stato estremamente contenuto”.
“Già in il 24 marzo il Dipartimento di Chirurgia – continua la lettera indirizzata al presidente Solinas – sulla scorta dell’esperienza maturata in altre realtà ospedaliere e delle sempre più numerose evidenze scientifiche, aveva richiesto un urgente aggiornamento del protocollo utilizzato per i pazienti che accedono al Policlinico tramite Pronto Soccorso. Era stato infatti presentato un documento ben articolato che, tra le altre cose, prevedeva la creazione di spazi adeguati, separati dal resto dell’ospedale, gestiti da operatori dotati di DPI secondo procedure identiche a quelle adottate presso i centri COVID. Di fatto, tale documento attende ancora di essere ratificato e tutte le nostre richieste, ivi compreso lo screening di tutto il personale sanitario del Dipartimento, ad oggi, sono rimaste disattese. Si deve, al riguardo, constatare che in altre realtà ospedaliere della nostra Regione protocolli simili a quello proposto sono, invece, operativi già dagli inizi di marzo, ed il fatto che attualmente il nostro presidio versi in tale situazione concorre a spiegare quali conseguenze possano determinarsi a causa del mancato recepimento dei suggerimenti indirizzati da parte di chi lavora sul campo e che ha, forse, una più chiara percezione delle situazioni di rischio specifico o, se anche questo non fosse, un’altra visione sulla quale vale la pena confrontarsi, tanto più quando il rischio paventato si concretizzi”.
Suggerimenti che costituiscono, peraltro, un preciso obbligo per i lavoratori, i quali “devono segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza”. In particolare, si deve ancora una volta rilevare come il filtro del Pronto Soccorso si sia dimostrato inefficace, come anche l’ultimo episodio che ha coinvolto un collega dimostra (difatti, pur avendo una sintomatologia e una TC chiaramente indicative di COVID-19, è stato trattenuto in OBI e successivamente trasferito al settore Broncopolmoniti no COVID-19 sulla base di un tampone falsamente negativo, e tenuto 48 ore in un ambiente chiaramente inadeguato in quanto non messo a norma per pazienti COVID-19). Il dipartimento di Chirurgia oggi sta pagando a caro prezzo questa linea di condotta. Un nostro caro collega, a causa della presenza dell’infezione virale all’interno dell’ospedale, ha sviluppato una polmonite da Covid-19 e si trova ora ricoverato. Molti altri operatori sanitari e pazienti sono stati infettati e non è imprevedibile che l’ondata dei contagi non si fermi a breve, con l’ovvia conseguenza che, purtroppo, non è possibile escludere che altre persone possano essere coinvolte nell’immediato periodo”.
Medici Policlinico: “L’ospedale va isolato”
All’interno della lettera i medici hanno inoltre stilato un elenco di proposte “che riteniamo indispensabili per la sicurezza del nostro Ospedale e di tutta la comunità”:
- Isolamento del Policlinico Universitario “Duilio Casula”, bloccando gli accessi al Pronto soccorso e qualsiasi altro ricovero per un periodo che consenta l’identificazione e l’implementazione delle misure operative necessarie a riaprire la struttura in condizioni di massima sicurezza per i pazienti e gli operatori
- All’interno di queste ultime, la predisposizione immediata di un reparto “COVID” (il blocco C potrebbe essere un luogo adeguato, previa completa separazione delle due corsie). Tale reparto dovrà essere totalmente isolato dal resto dell’ospedale e gestito da personale che rimane nel reparto per tutto il turno, si veste e sveste secondo le procedure in stanze dedicate, secondo un percorso consono al trattamento dei pazienti COVID positivi
- Che venga ratificato il protocollo da noi presentato per gestire i pazienti sospetti
- Che venga predisposta una sala operatoria “COVID”, dove operare i casi sospetti o confermati che non possano essere trasferiti. Tale sala operatoria dovrà essere totalmente separata dal resto del blocco operatorio e pertanto la soluzione temporanea che prevede l’utilizzo della sala 1 deve essere necessariamente rivista
- Ci sia consentito aggiungere che riteniamo inappropriati e fuorvianti i comunicati stampa redatti in questi ultimi giorni in cui, da un lato, si assicura la popolazione che la situazione è sotto controllo, dall’altro, si giustificano i casi COVID positivi con comportamenti imprudenti da parte del personale. Riteniamo, infatti, che tali notizie non solo non siano corrette ma anche offensive nei confronti dei colleghi coinvolti, ai quali va tutta la nostra incondizionata solidarietà e gli auguri per una pronta guarigione. È incontrovertibile inoltre, che i dati epidemiologici siano indicativi del fatto che i sanitari siano a rischio di contagio della malattia piuttosto che il veicolo per il contagio.
- Si richiede l’immediata chiusura del Bar e la disattivazione dei distributori di bevande che rappresentano un ulteriore rischio di diffusione del virus







