Le lezioni a scuola sono già ripartite al Marconi Buccari di Cagliari, istituto di istruzione superiore (nautico e indirizzo elettronico, informatico ed elettrotecnico) dove già dall’1 settembre molti studenti hanno ripreso l’attività didattica con i corsi di recupero. Queste prime lezioni saranno anche un test per capire come si svolgerà il lavoro negli istituti scolastici ai tempi del coronavirus.
I ragazzi vengono accolti nel cortile d’ingresso dai prof della prima ora. Tutti con la mascherina, tutti distanziati. Poi la sanificazione. Infine un percorso obbligatorio da seguire che porta in aula. Una volta in aula gli studenti si accomodano nei banchi. Ognuno si siede al suo posto. Senza compagno di banco. In pratica si accomoda nel banco doppio che c’è sempre stato. Ma da solo. Sì, perché al Marconi Buccari i banchi monoposto e a rotelle non sono ancora arrivati. Poi la lezione, il cambio dell’ora, la ricreazione. E infine l’uscita. Anche qui una novità. Non si va via dall’ingresso principale.
“Contenti di essere tornati a scuola – spiegano i ragazzi – ma siamo un po’ preoccupati per i trasporti. Sicuramente non sarà possibile mantenere le distanze. E allora perché tutto questo rigore a scuola se poi sul bus dovremo stare accalcati?”. Giuseppe Contini, 64 anni, docente da 37 anni al Marconi, manifesta qualche dubbio: “Stiamo provando ad iniziare – spiega – ci sono tante perplessità. C’è preoccupazione per la salute, come fa un genitore che lavora a seguire i figli? e sarà difficile evitare gli assembramenti sul bus”. Ma si continua: passione, voglia di trasmettere qualcosa ai ragazzi e di riallinearli dopo le difficoltà e la lontananza della Dad. Il Marconi Buccari ha preso la situazione di petto: persino il collegio dei docenti, che in quasi tutte le scuole si è svolto a distanza, è stato in presenza. Tutti a guardarsi negli occhi, anche se a distanza, per iniziare un nuovo anno scolastico. In trincea, anche contro il Covid. Tra gli ex alunni più prestigiosi del Marconi anche Giorgio Metta, nuovo direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, noto come “padre” del robot iCub, l’automa che testa i passi avanti in Italia dell’intelligenza artificiale.