C’è attesa per l’ordinanza del presidente della Regione Christian Solinas sui certificati di negatività al Covid-19 per chi entra in Sardegna. Li stessi dovrebbero essere richiesti a chi mette piede sull’Isola già a partire da sabato 12 settembre, ma del provvedimento, che doveva essere pronto mercoledì 9, non c’è ancora traccia.
Il nodo più difficile da sciogliere riguarda la volontarietà o meno dei test: qualora dovesse essere obbligatorio come quando fu proposto il passaporto sanitario, allora sarebbe inevitabile l’impugnazione del governo per ragioni di incostituzionalità.
Nei giorni scorsi sono emerse una serie di indiscrezioni sui contenuti del provvedimento. In breve: i passeggeri in arrivo sono invitati a esibire già all’imbarco un foglio che testimoni l’avvenuta somministrazione di un test (sierologico, molecolare o antigenico rapido) eseguito non oltre le 48 ore dalla partenza, o in alternativa un’autocertificazione comprovante l’esame con indicazione del tipo, della data e della struttura.
Nel caso sbarcassero senza il certificato richiesto, dovranno accettare di sottoporsi a tampone entro 48 ore dall’arrivo. Ma se la nuova ordinanza farà riferimento a test non su base volontaria il problema resta, e allora l’impugnazione da parte del Consiglio dei ministri sarebbe scontata.
Diversi i problemi da risolvere, ad esempio quello legato alle categorie alle quali la certificazione di negatività non sarebbe richiesta. Sinora si parla di equipaggi e personale di navi e aerei e di chi svolge funzioni pubbliche elettive e istituzionali. E chi raggiunge frequentemente la Penisola per motivi di lavoro?
E scoppia la polemica a livello politico, in particolar modo da Giulia Andreozzi, consigliera comunale di Cagliari dei Progressisti, che lamenta su Facebook non solo il ritardo ma soprattutto le difficoltà che un’ordinanza simile ha sollevato a suo tempo e così farà ancora.
“Perché prima di arrivare posso fare un qualunque tipo di test e una volta arrivato devo fare per forza il tampone? È una punizione per non averlo fatto prima? Mi sembra del tutto irragionevole”.
“Un provvedimento del genere – scrive la consigliera comunale – penalizzerebbe moltissimo le persone che si spostano di frequente per motivi di lavoro o salute, che sarebbero costrette a sottoporsi (immagino a loro spese) a tamponi settimanali, danneggiando i sardi e isolando la Sardegna ancora più di quanto già lo sia”.
“Ma soprattutto – continua Andreozzi – annunciare per giorni un provvedimento del genere senza effettivamente adottarlo è da irresponsabili, perché causa il panico nella popolazione, potendola portare a adottare comportamenti poco prudenti o irrazionali”.
La soluzione? “Attrezzarsi per offrire test rapido nei porti e negli aeroporti, lo si poteva fare da subito, ma questo servizio lo avrebbe dovuto organizzare la regione. Invece così, si scaricherebbe tutto sui cittadini” conclude la consigliera comunale.