È fissata per il 15 dicembre la sentenza del processo per il presunto duplice omicidio di William Tani e Giuliano Milanovic, i due giovani scomparsi l’11 febbraio 2007 da un campo nomadi alla periferia di Carbonia. Al termine della requisitoria, il pubblico ministero Danilo Tronci ha chiesto 18 anni e mezzo di reclusione nei confronti del tabaccaio Gianluca Casula, di Carbonia ma trapiantato da tempo in Germania. Il titolare del fascicolo, riaperto dopo anni dalla scomparsa dei due giovani, è convinto che sia stato lui ad attirarli in una trappola e a farne sparire i corpi, estinguendo così un debito di circa 15 mila euro che doveva ad una delle due vittime. L’imputato non era presente nell’aula del giudice Giorgio Altieri, perché mai destinatario di misura cautelare e da tempo trapiantato in Germania.
Nel processo con rito abbreviato è difeso dagli avvocati Gianluca e Marco Aste che hanno sostenuto che l’accusa non avrebbe presentato nemmeno una prova a dimostrazione della colpevolezza del loro assistito. Si tratta infatti di un processo del tutto indiziario, dove il magistrato della Procura ha messo in fila una serie di sospetti e accertamenti eseguiti dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Cagliari e del Commissariato di Carbonia. Il primo fra tutti è un buco di un’ora e mezzo nell’alibi di Casula che, da subito, aveva detto di aver trascorso un po’ di tempo in un bar, sebbene le persone indicate da lui non abbiano ricordato la sua presenza. Si sono anche costituiti in giudizio come parti civili i familiari dei due scomparsi con i legali Marco Bacchis, Alessandra Corrias e Alessandra Ferrara che, invece, sono convinti della colpevolezza del tabaccaio e hanno sollecitato al giudice una condanna pesante e un risarcimento alle famiglie che sfiora i due milioni di euro.
Le indagini del sostituto procuratore Danilo Tronci erano durate a lungo: alla fine, il pm aveva ipotizzato che i due giovani fossero stati attirati in una trappola e uccisi da un gruppo di persone del quale avrebbe fatto parte anche Casula, per questo aveva chiesto il rinvio a giudizio per lui con l’ipotesi di duplice omicidio volontario e distruzione di cadavere.