Amavano gli animali, motivo per il quale avevano deciso di prendere in custodia quel cavallo. Ma Re Furio, un purosangue inglese di 11 anni, è morto due anni fa nelle campagne di Sorso. È morto di stenti, alimentato e dissetato saltuariamente.
Per Lisa Gavinuccia Piras, di Usini, e Manuel Puledda, di Sassari, le accuse mosse nei loro confronti sono infondate: il cavallo è morto in conseguenza di una colica, è la tesi dell’avvocato della difesa, Giuseppe Masala, sulla base delle perizie effettuate durante gli accertamenti. La verità la stabilirà il Tribunale, nel frattempo i due imputati respingono le critiche piovute loro addosso dopo l’apertura del processo. Si considerano amanti degli animali, sono turbati dalle accuse mosse dagli animalisti di tutto il Paese, a iniziare dall’associazione Horse Angels di Cesenatico, che si è costituita parte civile nel procedimento che si è aperto due giorni fa dinanzi al giudice di Sassari.
“Come pacificamente accertato in sede di accertamenti, la proprietà del cavallo è della Scuderia Annalisa di Sotgia Salvatore – chiarisce per iscritto il difensore legale – I miei assistiti non hanno sottoposto il cavallo né a sevizie, né a maltrattamenti, né a fatiche insopportabili”, puntualizza rispetto al capo d’imputazione che ha indignato l’opinione pubblica nazionale. “Il cavallo è morto per una colica, non ha subito alcun trattamento, è sempre stato regolarmente alimentato e abbeverato”, continua l’avvocato. Anche la scelta processuale della “messa alla prova”, il cui programma verrà dettagliato nella prossima udienza, “non è un’assunzione di responsabilità”, precisa il legale. Si poteva fare di più? Probabile. La gestione del cavallo si è rivelata più complessa del previsto? Può essere. Ma la gogna mediatica subita ingiustamente, seconda la difesa, dai due imputati ha tolto loro la serenità che vorrebbero recuperare in vista della prossima udienza fissata per il 28 gennaio.