Associarsi per rivendicare l’indipendenza del Veneto, organizzarsi per diffondere idee indipendentiste, non costituisce reato, queste le conclusioni della Corte d’appello di Venezia che l’ 8 gennaio 2021 ha chiesto il proscioglimento di 48 indipendentisti veneti e lombardi dalla grave accusa di associazione sovversiva nell’inchiesta che ruotava attorno al famoso “Tanko 2” costruito utilizzando una vecchia ruspa modificata artigianalmente a Casale di Scodosia, con la quale alcuni militanti intendevano rinverdire l’impresa dei Serenissimi del 1997.
Il procuratore capo di Rovigo, Carmelo Ruberto, aveva impugnato la sentenza di “proscioglimento perché il fatto non sussiste” pronunciata nel 2018 dal gip Alessandra Martinelli. Si è dovuti così arrivare alla Corte d’Appello, che ieri 8 gennaio 2021 ha respinto l’impugnazione e confermato il proscioglimento di tutti gli imputati.
C’è ora da chiedersi che senso abbiano questi processi contro gli indipendentisti di tutta la penisola, in questo processo, oltre ad esponenti lombardi fu coinvolto anche Doddore Meloni che essendo morto in carcere non poté assistere all’udienza che l’assolse da ogni accusa.
Sull’argomento è intervenuta sui social, Cristina Puddu, avvocato di Doddore che afferma: “Prostrato dal digiuno prolungato, impossibilitato a stare anche solo in sedia a rotelle, ma sempre determinato ad essere presente alle udienze, così Doddore fu condotto in tribunale a Brescia steso in barella, sfinito ma lucido, per sentire l’accusa che lo voleva colpevole di eversione”
“Chiedeva di essere giudicato, per affermare che il diritto a essere indipendenti non deve essere represso, né politicamente né, tanto meno, per via giudiziaria, ora tutti i suoi coimputati sono stati assolti – l’avvocato poi conclude Doddore aveva ragione, adesso anche di più”.
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