La Polizia di Stato sta eseguendo, sin dalle prime ore della giornata, un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 24 persone tra Milano, Monza, Torino, Bergamo e Sassari. La misura riguarda il traffico di droga e in particolare 18 carcerazioni e 6 arresti domiciliari. Lo ha comunicato la Questura di Milano.
L’attività investigativa, condotta dai poliziotti del Commissariato Comasina, ha preso spunto dai servizi di controllo del territorio integrati dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, e ha portato, d’intesa con la Procura della Repubblica e con la Squadra mobile, all’individuazione di tre livelli di spaccio e traffico di sostanze stupefacenti nella zona a nord di Milano. Sono stati individuati due gruppi di persone dediti all’organizzazione dello spaccio sul territorio e un terzo gruppo, di cittadini albanesi, che gestiva il traffico e distribuiva sulla piazza milanese cocaina, hashish e marijuana.
LA VICENDA. Per avere uno “sconto” su una dose di cocaina un infermiere avrebbe dato in cambio al presunto trafficante di droga Euprepio Carbone, al centro dell’inchiesta milanese che oggi ha portato a 24 arresti, a fine febbraio scorso, in piena prima ondata del Covid, “una serie di prodotti sanitari di difficile reperibilità, considerata l’emergenza Coronavirus”, tra cui “disinfettante chirurgico e mascherine professionali”, portati via durante il “turno di notte” in ospedale. Il particolare emerge dagli atti dell’indagine della polizia, coordinata dal pm Francesca Crupi e con ordinanza cautelare firmata dal gip di Milano Guido Salvini. Euprepio Carbone, detto ‘Genny Savastano’ come il boss della nota seria Gomorra, “pur rimasto privo dei suoi ‘cavalli'”, ossia di intermediari nello spaccio, durante il lockdown “ha continuato – si legge nell’ordinanza – l’attività di spaccio, e anche più volte al giorno, anche nei mesi dal febbraio all’aprile 2020 e cioè nel periodo del totale ‘lockdown’, in modo da soddisfare e fidelizzare, anche con piccole cessioni a credito, la ‘clientela’”. “Speriamo che questa cosa qua finisce perché se no qua siamo tutti nella merda se non finisce sto virus”, si sentiva dire nelle intercettazioni con gli spacciatori che si lamentavano dei “rallentamenti” dovuti al Covid. Le bande di spacciatori smantellate, stando agli atti, si avvalevano anche “della vicinanza a note famiglie criminali quali i Pompeo e i Flachi”, contigue alla ‘ndrangheta.
“Ho smontato dalla notte (…) queste sono quelle chirurgiche e queste FP3 (…) Questa è l’amuchina (…) fanne quello che vuoi! (…) Questo è disinfettante chirurgico … costa un botto di soldi (…) Le mascherine quando ne ha ancora di più te le do senza problemi”, diceva, intercettato, l’infermiere che diede mascherine e gel in cambio di uno sconto su un grammo di cocaina. Carbone, dopo aver ceduto la droga, avrebbe “avvisato la moglie del regalo appena ricevuto”, dispositivi di protezione che difficilmente si trovavano in quel periodo. In un’altra intercettazione dello scorso aprile, un altro spacciatore arrestato diceva ad un cliente “che bisognava attendere fino a domani a causa dei rallentamenti creati dal Covid19 e che al momento aveva solo disponibilità di ‘quello brutto'”, facendo riferimento all’hashish. Ad ogni modo, dall’11 febbraio all’1 marzo 2020, malgrado il lockdown, Carbone, dopo aver ricevuto una fornitura di cocaina da un gruppo di albanesi, avrebbe portato avanti “un’intensa attività di spaccio al minuto anche più volte nello stesso giorno” con consegne soprattutto a Cormano, nel Milanese, documentate da intercettazioni.