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In questa breve esperienza alla guida di Anci Sardegna mi sto abituando a una cosa: a non far precedere le mie opinioni politiche – molto solide, in verità – e metterle un passo dietro ai fatti e, possibilmente, agli atti. 
Oggi, in Sardegna, è arrivata un'altra nave piena di esseri umani che attraverso le migrazioni cercano un futuro migliore per sè e per il proprio cari. 

Come è logico che sia ho ricevuto molte telefonate da parte di sindaci e amministratori e diverse "sollecitazioni" a prendere posizione. Sarebbe "facile" e "popolare" dire: "qui, basta, non vogliamo più nessuno" o "abbiamo già dato". Sarebbe altrettanto facile, "curando" una parte di opinione pubblica dire: "è tutto perfetto. Il sistema di accoglienza funziona a meraviglia". Ma sarebbe, davvero, far precedere le opinioni rispetto ai fatti. 
La salvezza in mare di persone che rischiano di morire è un compito che deve assolvere lo Stato possibilmente in accordo con l'Unione Europea; se ne fanno carico le nostre forze armate e le ONG (vi consiglio di seguire i racconti dello scrittore Erri De Luca imbarcato su una nave di Medici senza frontiere). 

Il riconoscimento dei migranti e la prima accoglienza é sempre un compito dello Stato che attraverso le Prefetture individua i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). Troppo spesso – quasi sempre – le comunità e le amministrazioni locali si sono visti aprire un Cas sul territorio dalla mattina alla sera. Una cosa inaccettabile che va sempre evitata. Alberghi, agriturismo, servitù dello Stato sono stati adattati per accogliere migranti attraverso dei bandi messi in campo dalle Prefetture: in Italia come in Sardegna. 
Alcune volte quelle strutture erano inidonee; alcune volte le condizioni dei migranti non avevano nulla di umano. 

Nel tempo di permanenza in un CAS i migranti vengono assistiti e viene vagliata la loro posizione rispetto alla richiesta di asilo. Una richiesta che viene valutata dai Tribunali e che necessita di molti mesi, talvolta oltre un anno. 
Le amministrazioni comunali hanno sempre chiesto "numeri" umani; di concordare le politiche di integrazione coi servizi sociali; di non scoprire dai giornali che nel proprio territorio sarebbe stato aperto un CAS; di rifiutare gli "improvvisati" dell'accoglienza dei migranti: serve professionalità, umanità, capacità tecnico-operativa e amministrativa. I CAS non possono essere nè galere nè nosocomi. In questo contesto c'è un'area grigia per le amministrazioni riferita all'accoglienza dei minori non accompagnati per cui la responsabilità del sindaco e dei servizi sociali del comune ha dell'assurdo (domani incontrerò il Prefetto di Sassari e la Procura dei Minori di Sassari per trovare soluzioni civili alla problematica). 

Cosa fanno i Comuni? 
I comuni si occupano della cd Seconda Accoglienza attraverso gli Sprar acronimo che sta per Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e rifugiati.
 I comuni, quindi, non si occupano di "tutti" i migranti ma solo di coloro che stanno chiedendo protezione internazionale e asilo. 
Gli Sprar non sono finalizzati ad un’assistenza immediata delle persone che arrivano sul territorio italiano ma all’integrazione sociale ed economica di soggetti già titolari di una forma di protezione internazionale (rifugiati, titolari di protezione sussidiaria o umanitaria).
L'Anci nazionale ha raggiunto un accordo col Ministero dell'Interno per una forma diffusa di accoglienza: numeri bassi nel territorio e diffusi. Il Bando Sprar non è "coercitivo", ma l'adesione è lasciata all'autonomia del singolo comune. Chi partecipa al Bando Sprar attiva la "clausola di salvaguardia" secondo cui in quel territorio non sarà aperto nessun CAS prefettizio. Il Comune può aderire alla rete Sprar in forma singola o associata anche attraverso le Unioni di Comuni. 

ANCI e ANCI Sardegna sono dunque impegnati a costruire un sistema di accoglienza piu giusto e più umano; un sistema che prema meno sulle comunità locali; un sistema che "premi" le
Comunità che si fanno carico dell'accoglienza con incentivi (nazionali e regionali) per le povertà "sedimentate" all'interno delle nostre città e dei nostri paesi. 
In Sardegna erano attivi solo 9 Sprar. Adesso i numeri stanno crescendo esponenzialmente con questo secondo Bando. Avere una seconda accoglienza ordinata consentirà di avere un maggiore controllo. 
I fondi per gli Sprar saranno gestiti direttamente dai Comuni con un contributo al 95% (in realtà siamo al 100%) a carico dello Stato. I soggetti attuatori dei bandi – Cooperative, ONG, volontariato – saranno selezionati secondo le procedure di trasparenza e Concorrenza dalle amministrazioni titolari dei progetti. 

Fin qui i fatti. 
Poi ci possiamo dilettare sulle opinioni. 
1) La mia opinione è che l'accoglienza sia un dovere come è un dovere il salvamento a mare. 
2) La UE ha lasciato sola l'Italia a gestire l'emergenza. E questa cosa è inaccettabile;
3) spesso, nel passato, l'accoglienza è stato puro business; un sistema diffuso di microaccoglienza contrasta le "concentrazioni" malavitose del tipo di "Mafia Capitale";
4) ciascuna comunità – poco o molto – dovrebbe fare la propria parte nel sistema di accoglienza dei migranti; 
5) in Sardegna dobbiamo chiedere e ottenere certezza di "numeri" che non possono essere superiori a quelli del 2016;
6) dobbiamo evitare la guerra fra poveri: fra chi è povero e risiede nelle nostre comunità e e chi è povero e chiede accoglienza. Le risorse per le povertà (Reis e più) dovrebbero prevedere meccanismi di incentivo per le comunità che si fanno carico dell'assistenza ai migranti per progetti che aiutino nel concreto le "povertà autoctone" (il tutto è tra virgolette);
7) se gestito bene, in Sardegna, il fenomeno può concorrere a frenare il tristissimo evento dello spopolamento delle piccole comunità: con intelligenza, cultura, umanità e sensibilità. Sapendo, tuttavia, che non può essere l'unica ricetta contro la desertificazione umana di questa terra. 

Ecco. 
Questo volevo dire per spiegare serenamente un problema con cui avremo a che fare per molti anni e che non fermerà il "desiderio", il razzismo nè l'imposizione delle mani di alcuni taumaturghi.

Emiliano Deiana, Presidente di Anci Sardegna