Nell'articolo precedente ho spiegato come svalutazione ed inflazione siano due fenomeni macroeconomici ben distinti. Non vi è alcuna associazione di causa effetto tra la possibile svalutazione che un paese dell’eurozona subirebbe uscendo dal sistema euro e l'inflazione (e a maggior ragione con l'iperinflazione tanto propagandata dal terrorismo economico mainstream).
Proviamo oggi a misurare gli effetti reali della svalutazione che l’Italia potrebbe subire in caso di uscita dall'euro.
La principale osservazione mossa da alcuni economisti riguarda l'effetto della svalutazione della nuova lira (supponiamo di chiamare così la nuova valuta) sul costo delle materie prime, come il petrolio.
Con il 30% di svalutazione quanto ci costerebbe in più un litro di benzina?
Oggi un litro di benzina costa 1,5 euro. Le tasse incidono sul prezzo del carburante alla pompa per circa il 69%; il costo di un litro al netto delle tasse è pari a 46,5 centesimi. La quota della materia prima incide circa l’80% sul costo netto; questo significa che spendiamo 0,375 centesimi di materia prima per ogni litro di benzina.
La svalutazione della nuova lira comporterebbe dunque un aumento del 30% della materia prima che pertanto verrebbe a costare 49 centesimi. Se a questa ora sommiamo i 9 centesimi dei costi di raffinazione e 1,035 euro di tassazione avremo un costo finale pari a 1,62 euro pari quindi ad un aumento del prezzo alla pompa dell’8%.
Ma uno Stato fuori dal sistema euro può riacquisire la prerogativa di essere monopolista della valuta. Uno Stato monopolista della propria valuta non finanzia mai la spesa pubblica tramite le tasse e può dunque ridurre le accise sulla benzina, recuperando così quell'aumento dell’8%.
Quanto detto sul prezzo della benzina può essere esteso a qualunque bene in cui una parte del costo è rappresentato da beni importati il cui maggior costo può essere assorbito da una riduzione della tassazione che permetterebbe di lasciare inalterato il potere di acquisto dei nostri salari.
Troppo semplice? No. Questa è l’economia. Il resto sono scelte politiche di politica economica che guardano ad altri interessi ma non di sicuro all'interesse pubblico.