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Troppi danni alle colture dalla fauna selvatica. Cinghiali, cervi, soprattutto nell'Iglesiente, cornacchie, cormorani.

E persino i protettissimi fenicotteri (questo vale per le risaie dell'Oristanese) stanno facendo impazzire gli agricoltori. Ma nel mirino – denunciano Coldiretti e cacciatori – ci sono anche nutrie e volpi. C'è poi il problema della peste suina con il problema cinghiali: durante il periodo di caccia si rintanano nelle oasi e nei parchi per salvarsi dalle doppiette. Per poi rispuntare fuori, moltiplicati, quando non si spara più. Ora agricoltori e Unione cacciatori di Sardegna chiedono insieme interventi per dire basta e tutelare chi lavora. Prima proposta: caccia in deroga per il cinghiale. "Chiediamo – ha detto il direttore di Coldiretti, Luca Saba – di poter riaprire fuori periodo l'attività venatoria. Gli obiettivi sono noti: controllo dei capi e monitoraggio". Infatti ci sono anche specie che non si possono cacciare.

"Per il resto sollecitiamo alla Regione interventi e soluzioni – ha precisato Saba – non solo indennizzi: vogliamo che i nostri imprenditori possano lavorare".

All'attacco anche i cacciatori: "Siamo di fronte a un grave problema – ha rimarcato, in rappresentanza della categoria, Modesto Fenu – che necessita di un approccio razionale: il tabù degli ultimi 20-25 anni ha impedito di trovare soluzioni. Noi proponiamo la caccia in deroga in caso di danni a colture e per i danni della peste suina. Tutto questo come preludio all'esigenza di una nuova legge quadro". Cacciatori e agricoltori favorevoli anche al ripopolamento di specie come lepri e pernici, con suggerimenti pratici: una porzione del raccolto potrebbe essere messa a disposizione della fauna selvatica.