Per aver diffamato un giudice della Cassazione con una notizia risultata infondata pubblicata il 30 settembre 2012 sul 'Il Giornale', il cronista Luca Fazzo è stato condannato oggi dal Tribunale di Cagliari. E' stato assolto dall'accusa di omesso controllo l'allora direttore della testata milanese Alessandro Sallusti che in udienza ha esibito copie cartacee del quotidiano dalle quali risultava che, i due giorni precedenti la pubblicazione dell'articolo e i due successivi, il direttore responsabile era Gian Galeazzo Biazzi Vergani, classe 1925, decano e 'uomo macchina' del quotidiano.
Contro l'assoluzione di Sallusti, l'avvocato Alessandro Gamberini, legale di parte civile del magistrato Antonio Bevere, parte lesa, ha annunciato ricorso in appello per la "gravità della vicenda che ne fa un caso unico nel panorama giornalistico italiano". "Dagli accertamenti – spiega Gamberini in una nota – è emerso che quel preteso direttore non aveva mai assunto le funzioni secondo il dettato imposto dalla legge sulla stampa e il suo nome non figurava presso il registro del Tribunale civile di Milano: dal 2010 ad oggi, il direttore responsabile de 'Il Giornale' presso il Tribunale civile di Milano è sempre stato Sallusti". L'articolo di Fazzo venne pubblicato dopo che la Cassazione il 26 settembre 2012 aveva condannato Sallusti al carcere per la "gravità" della "campagna intimidatoria" e "diffamatoria" antiaborto condotta nel 2007, quando dirigeva 'Libero', contro il giudice torinese Giuseppe Cocilovo, 'reo' di aver applicato la legge sull'interruzione di gravidanza.
Fazzo, nello scritto a sua firma, sosteneva che Bevere era amico di Cocilovo e avrebbe dovuto astenersi. I due magistrati, ricorda invece Gamberini, non solo "non erano amici", ma "non si erano mai incontrati" e ogni loro smentita non fu pubblicata, mentre questa "condotta diffamatoria che ha comportato una delegittimazione" del verdetto della Cassazione – prosegue il legale – "ha continuato ad essere propalata con ogni mezzo funzionale a Sallusti prima a preparare il terreno per la grazia presidenziale e poi per presentarsi all'opinione pubblica come vittima di un complotto ai suoi danni".







