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È morto Doddore. Anzi, hanno ucciso Doddore.

Sono le prime parole che mi vengono in mente ricordando una persona che ha dimostrato, fino all’ultimo, di essere una figura politica coerente e capace di analisi, critica e approfondito senso del quotidiano.

Doddore e la Sardegna sono una cosa unica. Sì, Doddore era stato condannato per reati fiscali e non si è tirato indietro davanti a questa responsabilità.

Ma Doddore era una mente lucida. Era un rompicoglioni, ma aveva le sue ragioni, ci credeva, e le sosteneva lucidamente: questo è stato, e questo sarà sempre.


Se da una parte alcuni movimenti indipendentisti  lo hanno abbandonato, molti sono stati al suo fianco, hanno sofferto con lui quando ha iniziato lo sciopero della fame e lo hanno sostenuto fino all’ultimo riconoscendogli il valore di un combattente.

Doddore voleva gli arresti domiciliari, sapeva di non averne meno diritto di tanti altri.

La sua carcerazione, dal momento in cui, ricordiamolo per chi non lo sapesse, era stato prelevato come un latitante proprio mentre, ricevuta la condanna, si dirigeva verso il carcere per costituirsi, era una condizione estrema.

Qualcuno avrebbe dovuto cogliere la sua protesta. Ma il silenzio ha reso un complice chi è restato solo a guardare.

Quel silenzio l'ha portato alla morte. Doddore è morto di silenzio.

Ma per chi si sente indipendentista, autonomista e italiano Doddore resterà sempre un esempio di piena libertà: questo non cambia.

Grazie Doddore, fai buon viaggio.