È arrivata l’estate e con essa gli usi e le tradizioni che spesso l’accompagnano, come le sagre. Non tutte sono l’espressione della tradizione, alcune sono l’espressione dell’incapacità di vedere le cose. Come quella a cui abbiamo assistito a Cagliari, nei giorni scorsi: la sagra del malato disperato.
Nelle intenzioni degli organizzatori doveva essere uno sciopero contro la riorganizzazione sanitaria della Regione Sardegna. Nella realtà, piuttosto triste, si è rivelata poco più di una sagra. La giunta regionale, ispirata dagli economisti liberisti, sta attuando una riforma che ha il solo scopo di “far tornare i conti” in ossequio al principio del pareggio di bilancio. Rispettare il pareggio del bilancio piuttosto che le esigenze e le sofferenze dei malati è ciò che più ci allontana dalla Costituzione italiana così come sopprimere i presidi ospedalieri perché giudicati un costo e non una risorsa nei territori.
I nostri politici possono parlare e genuflettersi davanti agli sceicchi del Qatar, che vogliono curarsi in Sardegna, ma non possono preoccuparsi del signor Sanna che a La Maddalena ha bisogno di tutte le cure necessarie alla sua salute come scritto e sancito dalla Costituzione.
Lo sciopero contro la riforma regionale risulta poco più di una sagra perché non va dritto al punto: opporsi alle politiche di austerità e alle superstizioni economiche. Se non si va dritti al nodo delle politiche europee di smantellamento dei servizi statali, una manifestazione così risulta efficace per contenere la disperazione dei sardi invece che indirizzarla verso il giusto nemico dei tagli alla spesa pubblica.
"Fermatevi – ha affermato Marco Murgia, sindaco di Ozieri – non potete fare una riforma contro la gente".
"Preoccupato per Ozieri – ha spiegato il sindaco di Pattada, Angelo Sini – e per poter avere i diritti di cittadinanza europea: il diritto alla salute" (dillo ai greci se hanno avuto garantito il diritto alla salute..)
"L'Anci – ha sottolineato il presidente regionale, Emiliano Deiana – è qui per costruire un ponte tra territori e Consiglio regionale. Anche noi siamo contro gli sprechi, ma vogliamo una rete che non abbandoni i territori".
"Vogliamo essere noi cittadini – ha detto Nino Cois, Cgil – i protagonisti di questa riforma. Siamo in tanti per lottare: una grande manifestazione, una grande partecipazione".
"Questo comportamento – ha rimarcato Ignazio Ganga, Cisl – rischia di danneggiare la tenuta della coesione dei territori", mentre Davide Paderi, Cisl, ha ricordato "le liste d'attesa e i turni massacranti al lavoro".
"la politica dei tagli – ha aggiunto Guido Sarritzu, Uil, durante il corteo – è arrivata al limite".
Eppure sarebbe bastato spiegare a tutte le persone presenti alla manifestazione che i soldi spesi dallo Stato non possono finire. Possono finire i medici e gli infermieri ma non i soldi. Non esiste alcun limite finanziario alla spesa dello Stato, ma solo tecnici che decidono che non si può spendere. Per questo la riforma è crudele perché insensata ed è una scelta politica.
Ma la verità non viene raccontata, ma ignorata e spesso mistificata, e lo sciopero convince i sardi che le proteste serviranno e che le cose potranno andare meglio. Ma non c’è nulla che possa andare meglio sotto il cielo dell’austerità.







