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“Andrea, Paolo, Stefano, Giancarlo, Stefano, Giovanni Raimondo, Y.B., Vincenzo, Nicolò, un pensionato jerzese ignoto, Giacomo, Antonio, un ventottenne mogorese, Pierfranco. Non sono i nomi di caduti in una guerra lontana, né vittime di incidenti stradali. Sono nomi di involontarie prede della stagione di caccia 2012-2013 nella sola Sardegna. Morti e feriti in “incidenti di caccia”. La contabilità dei morti e feriti umani nel corso della stagione venatoria 2012-2013 è giunta in tutta Italia, a ben 59 morti (54 cacciatori, 5 persone comuni) e 104 feriti (90 cacciatori, 14 persone comuni) umani”.

È questa la denuncia di Stefano Deliperi, dell’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico.

Quest’anno sono stati 5 i morti (tutti cacciatori, dei quali uno per infarto durante una battuta di caccia e uno travolto da un torrente in piena) e 11 i feriti (10 cacciatori e 1 agricoltore) in Sardegna.

“Purtroppo ancora non si comprende e non si vuol capire come la caccia sia l’unico divertimento che procura morte”, continua Deliperi. “L’11 novembre 2012 è stato colpito addirittura un bambino nel bel mezzo di una battuta di caccia al cinghiale. Purtroppo è morto due giorni dopo. Eppure nemmeno in questo caso le associazioni venatorie hanno voluto accogliere l’invito – intelligente quanto giusto – degli stessi cacciatori dell’autogestita di Irgoli per uno stop alla caccia, almeno per una domenica, per ricordare il povero Andrea Cadinu e per riflettere su un’attività sempre più rischiosa. Purtroppo anche la commozione è stata sparata da un calibro 12”.

Gli ambientalisti sono critici soprattutto con i rappresentanti istituzionali e appassionati di caccia come il Consigliere regionale Ignazio Artizzu. “L’onorevole, presidente della Federcaccia provinciale, candidato alle prossime elezioni politiche con Fli, dichiarò: “Rispetto molto la proposta di non sparare, ma non la rilancerò”. Insomma, il cordoglio personale è una cosa, ma non chiedetemi di rinunciare a una giornata di caccia”.

“Artizzu, per chi non lo sapesse, è quello che di fatto fa la politica delle associazioni venatorie in Sardegna, è quello che rappresenta i circa 43 mila cacciatori sardi”, denuncia Deliperi.

Gli anni passati. Secondo il Gruppo di intervento giuridico, nella stagione venatoria 2011-2012 in Sardegna vi sono stati quattro morti e quattordici feriti, tutti cacciatori (ad eccezione di un pescatore di origine romena), dei quali uno (Domenico Molino, nelle campagne di Ovilò, Loiri Porto S. Paolo) ucciso in circostanze inquietanti per cause legate al mondo venatorio e un altro deceduto per infarto durante una battuta di caccia. In tutta Italia 25 morti (24 cacciatori, 1 persona comune) e 70 feriti (59 cacciatori, 11 persone comuni). Nella stagione venatoria 2010-2011 in Sardegna ci sono stati 4 morti, tutti cacciatori, e 11 feriti, dei quali 10 cacciatori e 1 persona comune, una ragazza che cercava funghi. In tutta Italia ben 35 morti, dei quali 34 cacciatori e 1 persona comune, 74 feriti, dei quali 61 cacciatori e 13 persone comuni.

“Il trend rispetto agli anni precedenti è in deciso aumento. Una vera strage, di umani e altri animali”, così, per un divertimento. E nemmeno un barlume di autocritica, almeno di riflessione, da parte dei capipopolo delle associazioni venatorie” è l’accusa finale degli ambientalisti.