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''Nostra Segnora 'e Bonaria bos acumpanzet sempre in sa vida''. Così il Papa ha concluso con un saluto in lingua sarda la sua omelia nella messa sul sagrato del santuario di Bonaria.  ''Nessuno ci nasconda'' lo ''sguardo di Maria'', che è di ''compassione e di cura''. ''Il nostro cuore di figli sappia difenderlo da tanti parolai che promettono illusioni; da coloro che hanno uno sguardo avido di vita facile, di promesse che non si possono compiere''. Lo ha detto il Papa concludendo la omelia nel santuario di Bonaria. ''Non ci rubino lo sguardo di Maria – ha esortato – che è pieno di tenerezza, che ci dà forza, che ci rende solidali tra noi. Madre, donaci il tuo sguardo''.

'Ci sono persone che istintivamente consideriamo di meno e che invece ne hanno più bisogno: – ha spiegato il Papa – i più abbandonati, i malati, coloro ce non hanno di che vivere, coloro che non conoscono Gesù, i giovani che sono in difficoltà, i giovani che non trovano lavoro''. In due passaggi dell'omelia il Papa ha invitato i fedeli a ripetere con lui, per tre volte, l'invocazione alla Madonna, ''Madre, donaci il tuo sguardo''. Come era accaduto nell'incontro con il mondo del lavoro per la preghiera comune, anche in questa occasione nel santuario di Bonaria le persone hanno ripetuto con partecipazione le parole e le invocazioni del Papa.

Il Papa, prima dell'Angelus, ha pronunciato un ''atto di affidamento'' alla Madonna di Bonaria, patrona della Sardegna, di tutti i sardi, di quanti sono ''soli e in carcere, quelli che hanno fame e non hanno lavoro, quelli che hanno perso la speranza e per coloro che non hanno fede''. ''Ti supplico anche per i governanti'', ''confidiamo – ha concluso – nel tuo cuore materno e ti affidiamo tutto ciò che siamo e possediamo'', ''insegnaci a fare sempre e solo quello che il Signore ci dirà''